Da qualche mese a questa parte, sarà capitato a molti, passeggiando per le vie di Utrecht, di avvertire suoni un po’ desueti per i normali rumori di una città. Coloro che vi abbiano posto più attenzione, avranno avuto la possibilità di scoprire che la loro origine si trova a volte tra le biciclette, altre sotto una cassetta postale o altre ancora accanto ad un cartellone pubblicitario, poiché provengono, infatti, da degli insoliti ghettoblaster!
La curiosa iniziativa prende il nome di Songs for Thomas Piketty, è opera dell’artista e produttore teatrale olandese Dries Verhoeven e rientra nel progetto artistico Hacking Habitat, una mostra riguardo l’influenza della tecnologia nella nostra vita.
L’installazione durerà dal 26 febbraio al 5 giugno e consiste nel posizionare, ogni fine settimana, in diversi punti della città di Utrecht, queste vecchie radio, da cui riecheggiano richieste di elemosina intervallate da canzoni anni ’70 e ’80.
L’intenzione è quella di richiamare l’attenzione sui disagi provocati dall’esponenziale aumento della povertà nel nostro paese.
L’artista spiega infatti che questo problema diventa sempre più preoccupante e che, al giorno d’oggi, in tempi in cui dobbiamo fronteggiare il bisogno della Grecia di un sostegno o fornire ospitalità ai rifugiati, ci ritroviamo ad essere sopraffatti dalle richieste di aiuto.
Inoltre, sappiamo dalle teorie di alcuni economisti, tra cui Thomas Piketty, da cui il progetto trae il suo nome, che, nei prossimi decenni, questo divario tra ricchezza e povertà sarà destinato solamente ad aumentare.
Nonostante questa consapevolezza e gli evidenti lamenti dei più bisognosi, la tendenza è però quella di eliminare queste problematiche dall’ambiente pubblico, rendendo illegale l’atto dell’elemosina, allontanando i mendicanti dai principali luoghi amministrativi e turistici oppure scoraggiando i musicisti ad esibirsi per le strade. Così, lo spazio pubblico cessa di essere lo specchio dell’ effettiva condizione della società.
Secondo Dries Verhoeven, infatti, si preferisce rimanere a distanza da queste realtà e spesso si finisce per istituzionalizzare la compassione, arrivando a preferire di donare i nostri soldi ad un’associazione, piuttosto che dare qualche spicciolo a chi elemosina per le strade.
Le reazioni ottenute sono state molteplici: alcune persone si sono sentite a disagio e non sapevano come comportarsi, altre ne sono rimaste incuriosite, per altre ancora è stato solamente fastidioso.
Non sono in pochi a lasciare delle monete negli appositi contenitori, ma ci sono anche casi in cui, al contrario, i soldi ricavati vengono ripresi, soprattutto da alcuni mendicanti.
Alla fine, da ogni apparecchio si riesce ad ottenere circa 2€, che Dries Verhoeven dichiara saranno donati ai rifugi per i senzatetto.
Questo non è comunque il primo progetto che l’artista sviluppa ad Utrecht.
Già in precedenza, infatti, a Neude, era rimasto chiuso in una casa di vetro per 10 giorni, dalla quale comunicava attraverso applicazioni di appuntamenti come Tinder o Grindr, mostrando poi le conversazioni su un grande schermo.