Il governo sta valutando la possibilità di chiudere altre quattro prigioni nei Paesi Bassi, a causa della scarsità di detenuti, questo è quanto riportato dal giornale AD. Purtroppo, ciò causerà anche perdite di posti di lavoro per il personale penitenziario.
Le carceri di Zoetermeer, Zeist, Almere e Zwaag sono destinate alla chiusura, secondo il giornale. Queste prigioni non sono state chiuse nei primi grandi tagli del 2013, quando 19 prigioni hanno sbarrato le loro porte definitivamente.
Il ministro della Giustizia Sander Dekker ha scelto di esentare carceri in più aree rurali, a causa dell’impatto sul mercato locale del lavoro.
Le chiusure del 2013 hanno provocato una tempesta di proteste da parte dei lavoratori delle carceri, e il governo ha iniziato a “importare” prigionieri dal Belgio e dalla Norvegia per colmare il divario e mantenere aperte alcune prigioni. Il precedente governo ha deciso di non chiudere più carceri a causa dell’impatto sui tassi di occupazione.
Celle vuote
Le chiusure sono inevitabili, perché circa un terzo delle celle delle prigioni sono ormai vuote: dei 13.500 posti disponibili nel 2017, 8.400 sono stati occupati, ha detto l’AD.
L’ufficio nazionale di statistica CBS ha dichiarato, all’inizio di quest’anno, che il tasso di criminalità nei Paesi Bassi è tornato ai livelli del 1980, con 49 reati riportati ogni 1.000 abitanti.
Il ministro Sander Dekker ha dichiarato che informerà il parlamento sui suoi piani, prima della pausa estiva, che inizierà tra tre settimane.
Dove sono i criminali?
C’è da dire che, nei Paesi Bassi finiscono in cella solo i detenuti considerati davvero pericolosi. Se esistono pene alternative, programmi di riabilitazione, braccialetti elettronici e così via, essi sono favoriti. Molti reati che affollano le carceri europee, come quelli legati alla droga (si pensi all’ Italia) o alla prostituzione, in Olanda sono depenalizzati.
I crimini nei Paesi Bassi sono diminuiti costantemente dal 2005, quando il governo ha bloccato la diffusione delle droghe pesanti che arrivavano nel paese attraverso gli aeroporti internazionali, lasciando invece spazio libero alle droghe leggere.
Il modello olandese prevede una serie di punti chiave: leggi flessibili in materia di droga, un focus sulla riabilitazione dopo la punizione e un sistema elettronico di monitoraggio che consente alle persone di ritornare a diventare forza lavoro: i criminali condannati hanno così l’opportunità di dare un contributo alla società, anziché rimanere chiusi in cella e questo, secondo uno studio del 2008, ha dimezzato il tasso di recidiva.