
L’esordio alla regia:
Paolo Vive segna il suo esordio alla regia, ma Lei ha avuto anche un ruolo centrale in molte altre fasi della produzione. Quali sono state le principali sfide artistiche che ha dovuto affrontare in questo progetto così complesso? In particolare, come ha vissuto il passaggio da scrittrice e sceneggiatrice a regista?
Il titolo Paolo Vive è un’affermazione potente e significativa. Vive, il verbo al presente: come rappresenta questo titolo non solo l’eredità di Paolo Borsellino, ma anche la sua visione della sua lotta e del suo sacrificio? La scelta di usare il solo nome, Paolo: come ha voluto raccontare Borsellino non solo come magistrato simbolo della lotta alla mafia, ma anche come uomo la cui storia continua a ispirare oggi?
La famiglia di Paolo Borsellino ha avuto un ruolo fondamentale nel progetto, fornendo materiale inedito e un supporto emotivo e storico. Può raccontarci com’è nata questa collaborazione e che impatto ha avuto sul risultato finale del docufilm? In che modo la partecipazione della famiglia ha arricchito il suo lavoro?
La forma espressiva del docufilm: tra documentario e narrazione:
Paolo Vive unisce scene recitate e interviste dirette, mescolando elementi documentaristici e filmici. Bilanciare documentario e ricostruzione scenica in un unico progetto non è mai facile. Come ha affrontato le difficoltà nel mantenere un equilibrio tra il valore storico e l’impatto emotivo, soprattutto in un tema delicato come quello della mafia e della lotta per la giustizia?
Qual è, secondo Lei, il ruolo del regista nel determinare come una storia viene raccontata per sensibilizzare il pubblico verso la legalità?
Bruno Torrisi interpreta Paolo Borsellino. Quali qualità cercava in un attore per interpretare una figura tanto carica di significato? Inoltre, come sceglie i suoi collaboratori, considerando la delicatezza del tema trattato?
Realizzare un docufilm come Paolo Vive deve essere stata una esperienza intensa dal punto di vista emotivo. Può raccontarci un episodio che l’ha particolarmente colpita o che Le ha fatto riflettere profondamente durante il processo creativo?
Paolo Vive rappresenta il culmine di un impegno che dura da tutta la vita nei confronti della giustizia e della legalità, ispirato anche dalla figura di suo nonno Lorenzo, un poliziotto siciliano che ha protetto i magistrati anti-mafia durante gli anni più violenti. Come crede che questa connessione personale e familiare abbia influito sulla sua visione artistica e sulla sua determinazione nel raccontare storie come quella di Paolo Borsellino? Inoltre, come riesce a conciliare la sua passione per la lotta alla mafia con i rischi che questo tipo di impegno comporta?
Lei è fortemente impegnata nell’educazione alla legalità, come dimostra la distribuzione del docufilm nelle scuole italiane. Paolo Vive porta il suo messaggio anche oltre i confini italiani, con proiezioni internazionali come quella a Vancouver, presso l’Istituto Italiano di Cultura, e un incontro da special guest alla prestigiosa University of British Columbia, dove si confronta con gli studenti sul tema dell’Education for Legality. O come la proiezione ad aprile nel Paesi Bassi. Come pensa che il cinema e la cultura possano influenzare la percezione delle nuove generazioni riguardo alla mafia e alla legalità, in particolare in contesti internazionali con approcci diversi alla criminalità organizzata e alla giustizia? Quanto è importante per Lei portare questi temi in realtà globali, e quale impatto spera che il suo lavoro possa avere sul pubblico di queste diverse culture?
La sua carriera si distingue per la versatilità con cui si esprime attraverso diversi ambiti creativi. Ogni suo progetto, che si tratti di un libro, un film, una sceneggiatura o una collezione di moda, sembra essere il risultato di un processo unico che unisce le sue diverse competenze. Ognuna di queste attività Le consente di raccontare storie e di esprimere la sua visione del mondo in modi distinti, ma tutti condividono un elemento comune: la sua passione per la creazione. Come affronta il processo creativo quando inizia un nuovo progetto? Qual è il percorso che segue per trasformare un’idea in una creazione che poi “donerà al mondo”? Come la sua esperienza nei diversi ambiti la aiuta a evolvere in quanto artista e come persona? C’è un aspetto di sé che emerge maggiormente in uno di questi campi?
Lei è una sostenitrice dei diritti delle donne e combatte attivamente contro la violenza di genere e le discriminazioni. In che modo il suo impegno in questi ambiti influenza il suo lavoro cinematografico e letterario? C’è qualche progetto specifico che ha realizzato o che sta progettando per sensibilizzare ulteriormente su questi temi?
Guardando al futuro, cosa pensa che Paolo Vive abbia rappresentato nel suo percorso artistico e come questo progetto l’ha cambiata sia personalmente che professionalmente? Può parlarci dei suoi progetti futuri e di come questi riflettano la sua evoluzione come regista e narratrice?