Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il cantante Federico Olivieri, in arte Olly. Per chi non lo conoscesse: Federico è un genovese, classe 2001. E’ proprio dalla scena rap genovese che Olly muove i suoi primi passi, nel 2021, con la pubblicazioni dei primi brani su Sendcloud e le isibizioni live in diversi locali.
Subito dopo volta in Inghilterra e, al suo ritorno, mette insieme alcuni pezzi prodotti dall’amico Yanomi, decidendo poi dipubblicarli su Spotify.
I primi successi arrivano nel 2019, con il singolo “Il primo amore” che, ad oggi, conta oltre tre
milioni di stream.
Una produzione, quella di Olly, profonda e attenta al dettaglio che, a volte, viene scomposto fino all’atomo. Una scrittura fotografica e comunicativa che riesce a far immergere completamente che ascolta nel poliedrico universo di Olly: fatto di leggerezza ma anche di perturbazioni emotive.
E’ impossibile inquadrare il genere musicale di Olly: i suoi brani spaziano dal pop al rap. Arrivando anche alla disco. Una produzione poliedrica e mai scontata adatta ad ogni tipo di mood. Hai bisogno di calma, riflessione, solitudine? La tua colonna sonora di riferimento non potranno che essere canzoni come Paranoie, Se ti calma, Scuba Diving, o la live version di Quando Piove (mio modestissimo parare questa canzone, ragazzi, è un viaggio)
Se invece hai bisogno di un pomeriggio “chill” schiaccia play e abbandonati a Non ho paura, Lego e Un’altra volta.
1.Parlami di “Un’altra volta” il tuo singolo uscito il 18 marzo e disponibile su Spotify, Apple Music, Itunes, Amazon Music.
Questa canzone è nata in studio, al primo ascolto ho pensato che non facesse per me, trattandosi di cassa-in-4 o cassa dritta, avevo difficoltà nello scrivere sopra. Poi, una volta rimasto in studio da solo ho trovato, l’ispirazione.
2.Come avviene il tuo processo creativo? Da cosa ti senti più ispirato: dalla sofferenza o dalle emozioni positive?
Per quanto mi riguarda non c’è una prevalenza. Qualsiasi emozione, per me, è carburante.
Mentre per quanto riguarda il processo creativo avviene in maniera naturale, ho una nota sul mio telefono che si chiama “Chicche” dove scrivo le mie barre: idee casuali che mi vengono in mente durante la giornata.
Spesso, quando siamo in studio per produrre qualche cosa di nuovo, iniziamo con uno di questi appunti e da lì inizia il viaggio.
3.Trovo i tuoi testi introspettivi, intimi. Parlano molto di te e di cosa ti accade attorno: a volte volte sembrano degli appunti presi di getto. Quanto Federico c’è in Olly e, viceversa, quando Olly c’è in Federico?
Olly e Federico sono la stessa cosa, questo, alle volte, è un’arma a doppio taglio.
Talvolta gioca a favore, perché essendo trasparente sono quello che racconto nelle mie canzoni, mentre alle volte può ritorcersi contro e questo mi porta ad interrogarmi sul fatto che le persone ascoltano ciò che voglio dire solo perché sono Olly o perché davvero sono interessate.
Molti brani iniziano con delle note vocali personali fatti da alcuni miei amici, mia madre o addirittura nel brano “Paranoie” ci sono io che piango e questo è l’esempio come la musica sia per me una valvola di sfogo, che nonostante sia una persona chiusa, riesco a esternare le mie emozioni trasformandole in canzone, cosa che non riuscirei a fare sui social.
4.Qual è la canzone per te più importante e che senti più tua?
Non penso che per un’artista ci possano essere canzoni più o meno importanti, canzoni di serie A o serie B. E’ un pò come chiedere a un genitore quale figlio preferisce.
5.Quanto conta l’ambiente genovese nella tua musica. E da chi prendi ispirazione?
Genova ovviamente mi ha dato tanto anche se adesso, essendomi trasferito a Milano, la vivo di meno. Però l’essermi allontanato mi ha permesso di avere uno sguardo più obiettivo e di analizzarla meglio.
Mentre, parlando di ispirazione, mi rendo conto che non attingo molto da altri cantanti, ma molto dai momenti, le cose che vedo con i miei occhiali di lettura e che vivo.
6.Che rapporto hai con i tuoi fan e quanto pesa nella tua produzione musicale?
“Fan” non è il termine corretta per definire il rapporto tra me e chi mi ascolta. Durante questi anni di musica ho capito la precarietà di questo mestiere, “oggi ci sei, domani forse no”.
Proprio per questo motivo il rapporto è basato molto sul “do ut des”, io faccio ciò che mi piace e se le persone, ascoltando le mie canzoni provano le stesse emozioni e si divertono io sono felice di condividere i loro momenti.
Bisogna dare ovviamente importanza a questo tipo di rapporto, ma non deve trasformarsi in dipendenza
7.Com’è nata la collaborazione con Arisa? Mi riferisco al singolo “La notte remix”.
La collaborazione è nata in seguito. Prima ho prodotto singolarmente il brano, ovviamente prendendo ispirazione dalla canzone originale. Solo in un secondo momento, dopo aver firmato con la mia attuale etichetta discografica, si è potuto concretizzare il tutto.
Collaborare con un artista del suo calibro è stato davvero un onore e anche piacevole, lei è esattamente come la vedete in televisione, una persona alla mano, simpatica e con un talento unico.
8.Cosa studi e come riesci a far conciliare studio e musica?
Studio Economia e Management a Milano, facoltà che già dal nome ti mette noia.
Far conciliare il tutto non è semplice, alle volte mi riduco all’ultimo, ma faccio molto affidamento sui miei compagni di corso, che credendo in me, mi aiutano volentieri nel mio percorso universitario.
Sicuramente la determinazione è la forza trainante che mi permette di poter portare a termine entrambe le cose, l’università ,oltre essere un modo per poter conoscere persone e vivere delle situazioni ,mi permette di costruire un piano B oltre alla musica, tolto il fatto che voglio fare musica per la vita.
9.Come hai vissuto la pandemia dal punto di vista creativo?
Il primo lockdown l’ho vissuto come una sfida, il tempo a disposizione l’ho sfruttato per focalizzarmi su me stesso: allenamento, alimentazione sana e studio.
Mentre, le successive restrizioni le ho vissute davvero male, vanificando il lavoro svolto durante il primo lockdown.
Cosa diversa è stata per il processo creativo, il secondo periodo è stato meno duro, rispetto al primo, in quanto andavo spesso a Torino da JUVI il mio produttore.
Ci tengo a sottolineare che ho un bel rapporto, se non fraterno, con i miei collaboratori. Crediamo tutti in ciò che facciamo, per molto tempo abbiamo investito molto senza vedere soldi, me compreso, ma questa determinazione ci sta ripagando raggiungendo obiettivi e successi.
ACCOUNT UFFICIALE di Olly
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