Statua scheveningen

Sapevi che la statua Fisherman’s Wife di Scheveningen oltre ad essere ispirata a una commedia olandese è molto simile a una statua italiana di Rimini?

Ma andiamo per ordine.

La statua di Scheveningen è ispirata a “Op Hoop van Blessing”: un’opera teatrale del 1900 di Herman Heijermans.

La pièce racconta l’amara storia di una vedova: il mare le ha strappato via brutalmente il marito- un pescatore di Scheveningen- e  due dei suoi figli.  Ma a renderla così infelice e malinconica è la morte del suo ultimo erede, perché frutto non solo della forza del mar del Nord, ma soprattutto del capitalismo dilagante. Difatti il suo famoso lamento recita: “De vis wordt duur betaald” cioè “paghiamo un prezzo pesante per il pesce”.

Povertà, tristezza, morte e mare sono questi gli ingredienti della commedia popolare andata in scena almeno tre volte: nella sua versione originale, nel film del 1934 diretto da Alex Benno e Louis Saalborn e nel musical del 2008. Nonostante la trama si presenti così cupa, il pubblico ha adorato questa storia. In tutte le sue versioni.

La statua, presentata nel 10 novembre 1982 alla Regina Beatrice, si trova vicino al viale Scheveningen ed è stata realizzata dallo scultore e orafo Gerard Bakke.

Ciò che colpisce davvero non è il costume tradizionale indossato dalla donna, ma il suo sguardo: i suoi occhi sono rivolti, nonostante tutto, verso il mare e verso l’orizzonte. Proprio come allora, sembra attendere il ritorno dei suoi cari.

Sul piedistallo è stata inserita una targa con su scritto una poesia di Inge Lievaart che recita:

“Il mare che preso perso di nuovo

Renderà una volta

Tutto quello rimane

A lui che anche primo

Il signore del vento e dell’acqua

A cristo trionfatore.”

 

Statua Rimini

Ammirando la “La sposa del Marinaio” di Rimini è impossibile non pensare alla Fisherman’s Wife olandese.

La statua in bronzo nostrana, creata da Umberto Corsucci e collocata all’estremità del molo Est del porto di Rimini, rappresenta una donna che- insieme ai suoi figli- guarda il mare con la speranza che il suo uomo ritorni presto.

L’intenzione comune delle due sculture è rendere omaggio a tutte quelle donne che, scrutando il mare, sono rimaste in attesa di una persona cara perduta.

Seppur fatte di bronzo le statue riescono a suscitare in chi le guarda una forte commozione: la prima per la storia drammatica che porta con sé. Nella seconda a far commuovere sono quei figli, aggrappati vigorosamente alla madre, che non conosceranno mai il papà perduto in mare.

Ed è proprio al mare che lo sguardo delle due donne è rivolto: il gigante tanto misericordioso da donare la vita e allo stesso tempo così spietato da riprendersela.  Lo stesso mare da cui, ancora oggi purtroppo, molte persone non fanno ritorno.

 

 

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