28 settembre 2018, cinema ‘T Hoogt. All’entrata un tappeto rosso e un manifesto del Nederlands Film Festival. Salite le scale, ecco la Sala 1. Proiezione pomeridiana: “American Jail”, il nuovo documentario di Roger Ross Williams

Roger Ross Williams, regista di documentari e vincitore di un Premio Oscar per Music by Prudence (2010), è il primo afroamericano a vincere un’Academy Award. Dopo altri numerosi successi come God Loves Uganda (2013) per cui ha vinto il Sundance Film Festival e Life, Animated per cui è stato candidato agli Oscar 2017; diventa lui stesso protagonista in American JailAmerican Jail - Nederlands Film Festival manifesto

Nascita dell’idea:

L’idea nasce da una triste ricorrenza personale: Tommy, l’amico con cui Williams ha trascorso l’infanzia nei sobborghi di Easton (Pennsylvania), si è suicidato dopo una vita trascorsa in prigione. Il ritorno nella sua città natia e l’incontro con i famigliari di Tommy, lo spingono a indagare sul sistema delle prigioni americane. In particolare dopo aver parlato con la famiglia dell’amico, capisce che Tommy era finito in carcere per problemi di alcolismo, invece di ricevere le giuste cure.

L’intero documentario alterna immagini di vita quotidiana, con interviste a professionisti del settore e grafiche in bianco e nero che richiamano lo stile del regista. La musica è praticamente assente, eccetto nei momenti di “riflessione”. American Jail - Nederlands Film Festival - Roger Ross Williams

I dati:

La prima parte si focalizza sulla denuncia del sistema. Negli ultimi anni i carcerati sono passati da 0.5 a 2.5 milioni, dopo una temporanea diminuzione durante la presidenza Obama, con Trump il numero di persone in prigione è decisamente aumentato. Williams vuole trovare una spiegazione a tutto questo, così inizia ad indagare e con l’aiuto di avvocati e giornalisti scopre che ogni anno gli americani pagano un totale di 265 milioni di dollari in tasse per il mantenimento delle galere.

Inoltre non si spiega come mai ci sia una così vasta popolazione in prigione. La maggior parte proveniente da cittadine povere e costituita per lo più da persone di colore aventi problemi familiari ed economici, alcune finite in prigione senza motivi allarmanti. In particolare segue il caso di un giovane, fermato dalla polizia per eccesso di velocità ed arrestato perché in possesso di un’arma illegale.

Ecco qua una delle note dolenti del documentario: in alcuni momenti la visione soggettiva del regista prevale eccessivamente sui fatti, probabilmente spinto dall’appartenenza allo stesso background etnico e sociale. Esempio palese è il giovane, inquadrato come una vittima perché arrestato senza valida motivazione. Anche se, detto tra noi, è pur sempre un reato possedere armi senza licenza. Però, si sa che negli USA questo tema è scottante!

Strane incarcerazioni:

Tra i soggetti più eclatanti c’è una ragazza. È in prigione per 6 mesi perché non ha potuto pagare più di 545$ del debito universitario. Lei come tanti altri, sono finiti in galera perché incapaci di saldare la costosa cauzione al momento dell’arresto. American Jail - Nederlands Film Festival - Prigione

Tra gli altri casi, Williams viene a scoprire che la maggior parte delle persone aventi malattie mentali non vengono più accolte in case di cura ma messe in prigione. Ovviamente perché comporta un minor costo al Governo, dato che non è obbligato a pagare per singoli trattamenti.

I soldi che il Governo “risparmia” non offrendo i giusti servizi agli individui, vengono investiti in un vero e proprio business a favore delle prigioni private, in cui elementi di arredo, di dubbia utilità, sono fonte di guadagno.

La schiavitù del XXI Secolo:

La ricerca continua e Williams scopre che la maggior parte dei carcerati che svolgono lavori per la reintegrazione nella società vengono pagati meno del minimo salariale (qualche centesimo all’ora). Alcuni non vengono nemmeno retribuiti. Ci sono Stati infatti, come in Alabama,  in cui le dure ore di lavoro non sono ripagate, nonostante l’impegno richiesto dai titolari. Il regista vede questo fattore come un vero e proprio sfruttamento, al pari della schiavitù, a causa del mancato rispetto dei diritti umani.

Tra le società che usufruiscono di questa manodopera a basso costo, emergono nomi di multinazionali e brand rinomati come Victoria’s Secret e StarbucksAmerican Jail - Nederlands Film Festival - Cartellone

American Jail Vs. Dutch Jail:

Al contrario degli Stati Uniti, uno dei paesi con il maggior numero di incarcerati, i Paesi Bassi vantano di una condizione diametralmente opposta. Il regista infatti, visitando una delle prigioni olandesi, si sorprende dell’incredibile efficienza del sistema: in particolare per l’estetica delle celle, provviste addirittura di un bagno privato, e per la presenza di spazi colorati che rendono l’ambiente meno oppressivo.

Ciò che però colpisce maggiormente il regista è l’obiettivo principale delle prigioni olandesi: la totale reintegrazione del carcerato, una volta uscito, all’interno della società.

Sorge così il secondo punto dolente del documentario: paragonare il sistema carcerario americano con quello olandese è un po’ un azzardo. I due paesi infatti si differenziano non solo per l’estensione geografica e il numero di abitanti ma soprattutto per le convinzioni radicate nelle rispettive culture.

Il tema ha suscitato molto interesse tra gli spettatori che hanno concluso la visione applaudendo. L’attualità dell’argomento e la disinformazione a riguardo garantiscono un ritmo sostenuto durante la visione.

In attesa della proclamazione dei vincitori del Nederlands Film Festival 2018, continuate a seguire ItalianRadio per leggere tutti i nostri articoli e non perdetevi le novità anche sui social: FacebookInstagram e YouTube.

Commenti

commenti