Conciliare vita familiare e vita lavorativa non è facile, specie quando a causa di una possibile maternità si sa a priori di essere discriminate.

Questa triste realtà, comune a molti Paesi, non risparmia l’Olanda.

L’Istituto Olandese per i Diritti Umani già lo scorso anno aveva segnalato, attraverso uno studio, come il 43% delle donne fosse discriminata sul posto di lavoro a causa di gravidanza o maternità precoce. Lo studio, che sperava di ribaltare le scoraggianti statistiche del 2012, ha riconfermato come siano stati fatti pochi passi avanti in materia.

Il mercato del lavoro continua a discriminare le donne che vogliono avere un figlio. Infatti, prima ancora di firmare il contratto di lavoro, una donna che potenzialmente sarebbe nelle condizioni di diventare madre, possiede minori possibilità di essere assunta e ancora meno possibilità di ricevere una promozione. Sono infatti tante e sempre di più le domande esplicitamente respinte alle donne che hanno pensato di conciliare famiglia e lavoro. Una tale situazione non poteva non generare malcontento, specie in un Paese con un tasso di natalità molto alto. Proprio per questo è stato inventato un numero verde da poter contattare per segnalare e denunciare delle discriminazioni di questo genere.

Nelle prime due settimane il numero verde ha continuato a essere occupato, raccogliendo 550 segnalazioni. Questo numero dà una risposta, sotto forma di denuncia, alle 65.000 lavoratrici nei Paesi Bassi.

Secondo uno studio, le mamme o aspiranti mamme che ricevono un trattamento diversificato rispetto ai propri colleghi, sono quelle con un contratto temporaneo o flessibile. Fino a questo momento, prima che il numero verde fosse attivato, solo 1 mamma su 7 era pronta a denunciare, disillusa sulla possibilità che qualcosa potesse concretamente cambiare e convinta della sordità in tale senso da parte dei sindacati.

Il mobbing per maternità sembra davvero risparmiare pochi Paesi in Europa. Il Paese in cui le lavoratrici possono permettersi di essere molto felici di diventare mamme in quanto il loro posto e le loro condizioni non sono minacciate è la Svezia e in generale i Paesi del Nord Europa insieme al Regno Unito.

L’Italia invece rientra tra quei Paesi in cui questo tipo di discriminazione continua ad essere forte e a questo problema non è stato ancora trovata una soluzione. I dati dello scorso anno da parte dell’Osservatorio Nazionale Mobbing parlano chiaro: negli ultimi anni in Italia i casi di discriminazione per le donne sul posto di lavoro sono aumentati del 30 per cento e solo negli ultimi due anni sono state licenziate, o costrette a dimettersi, 800mila donne. Almeno 350mila sono quelle discriminate per via della maternità o per aver tentato di conciliare la propria carriera con la vita familiare. Sempre secondo l’Osservatorio, 4 madri su 10 vengono costrette a dare le dimissioni per effetto di “mobbing post partum”.  La situazione più allarmante si registra nelle metropoli, specie a Milano. Anche nel nostro Paese i casi che si trasformano in effettive denunce sono pochi e ad avere la meglio sono quasi sempre le aziende.

Il successo di questo numero verde in Olanda è la prova del fatto che il malcontento sia tanto e che la situazione sia insopportabile per le molte donne in carriera, desiderose di realizzarsi anche sul piano familiare. Le tante segnalazioni dovrebbero porre il problema al centro dell’attenzione sindacale, per cui non rimane che sperare che le associazioni dei lavoratori inizino a prendere in considerazione queste segnalazioni e smettano di essere indifferenti a un problema che non ha ancora, anche in un Paese tanto all’avanguardia, una soluzione.

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