Carmelinda Gentile, attrice e regista, si e’ formata artisticamente presso l’istituto nazionale del dramma antico e ha collaborato con grandi nomi dello spettacolo e del cinema, come Piera degli Esposti e Franco Zeffirelli. Famosa anche per il suolo nella serie “Il commissario Montalbano”, dove interpretava Beba.
Una volta trasferita nei Paesi Bassi ha fondato la compagnia teatrale Korego ad Amsterdam, e offre corsi di teatro per adolescenti, bambini e adulti, lavorando privatamente e all’interno di istituti scolastici.
Oggi ci parla della sua formazione, dei suoi spettacoli, e in particolare del suo nuovo progetto che sta promuovendo nei Paesi Bassi, “Medea”.
Ci parli della tournée nei Paesi Bassi in programma?
“Medea” ha debuttato l’estate scorsa a Ragusa al festival “Tre drammi brevi”, poi abbiamo fatto due date a Siracusa, a Dicembre siamo stati a Roma al teatro Marconi, a settembre eravamo stati tre giorni a Leiden, e ora siamo il 4 marzo ad Amsterdam al Polaanetheater, il 5 marzo a Utrecht al ZIMIHC Theater Stefanus, e il 6 marzo a Eindhoven al Pand P. Tutti in collaborazione con l’istituto italiano di cultura di Amsterdam che ci stanno supportando e aiutando.
La Medea è il tuo pane, teatro greco, e tu vieni da quella formazione da Siracusa, vero?
Si, io vengo da li, ma questa è la Medea di Seneca, non di Euripide, ci sono tantissime edizioni della “Medea”, come Corrado Alvaro, e Grillparzer. Questa è la versione latina di Seneca.
Come mai hai scelto la versione latina, rispetto quella greca?
Sono diverse. Ho scelto questa versione latina perché ci avevo litigato tanti anni fa. L’ultimo spettacolo che ho fatto in Italia prima di trasferirmi in Olanda era proprio la Medea di Seneca al teatro greco di Siracusa. Ho un brutto ricordo di questo testo, lo rifiutavo. Poi ho scelto di fare questa perché volevo in qualche modo riparare una ferita del passato. Mi sono riappacificata con questo testo anche perché poi studiandolo l’ho amato e lo amo profondamente perché ha delle sfumature molto particolari. Trovo questa di Seneca più profonda rispetto a quella di Euripide. La maniera in cui ha affrontato il personaggio di Medea, ne fa una divinità, non la donna abbandonata da un uomo, ma qualcosa in più. Poi Seneca era uno storico quindi c’è molta filosofia, molta critica alle passioni, ma anche critica alla dittatura, a quei sistemi politici che limitano la libertà degli esseri umani. È un testo molto particolare, profondo.
In questi due anni di stop avete fatto cose online, come tutti?
Si, abbiamo fatto cose online, siamo riusciti anche ad andare in scena con uno spettacolo nuovo che si chiamava “Figlie di…” che era un omaggio alle donne, a Loredana Bertè e un omaggio in generale alla forza dell’andare avanti, di avere sempre un piglio per non fermarsi mai.
Poi online abbiamo fatto l’anno scorso “Lettere da Auschwitz”, abbiamo fatto uno spettacolo su San Valentino chiamato “Ma l’amore no”, poi sempre online abbiamo fatto “Un venerdì santo” e quest’anno abbiamo fatto di nuovo per la giornata della memoria, uno spettacolo che si chiamava “Il diario della memoria” che è stato co-prodotto con l’istituto italiano di cultura di Amsterdam.
Come mai hai aperto una compagnia teatrale in italiano in Olanda?
Perché io ho iniziato a fare teatro quando avevo 19 anni e la prima volta che andai in scena avevo 4 anni. Ho iniziato a 8 anni con la danza e ho studiato, ho investito. min. Sono un’attrice e non posso tradire quello che credo sia quello mi spinge a tutti i costi, il mio talento, e che mi fa compagnia, mi conforta, non mi abbandona mai.
Quando sono venuta in Olanda pensavo di smettere, però dopo due mesi ho fatto il mio primo corso e ho visto che la gente sognava e io sognavo con loro, quindi sono andata avanti. Poi sono 30 anni che faccio questo lavoro quindi…
E chi sono i tuoi allievi? Perché queste opere le fai con le persone che formi tu stessa durante i tuoi scorsi, no?
Si! I miei allievi sono italiani trasferiti in Olanda, che hanno fatto altro nella vita, sono dei professionisti, e ad un certo punto magari hanno fatto teatro, o credono di aver fatto teatro tipo con le recite a scuola, o nella parrocchia. Alcuni invece l’hanno fatto, poi si sono fermati perché sono stati più svegli di me! Nel senso che si sono calmati e si sono dati una posizione per poter andare avanti. Quindi è gente che sogna. Sono anime che hanno voglia di sognare e credere in qualcosa, di lavorare insieme, di condividere un momento e le loro emozioni con gli altri. Siamo diventati una specie di famiglia perché il teatro crea famiglia, è inevitabile perché nel momento in cui si lavora insieme ci si apre, si diventa intimi. Anche uno spettatore quando viene a vedere uno spettacolo, un film o una serie, diventa intimo con l’attore.
A proposito di spettatori. Gli olandesi come reagiscono, c’è una reazione?
Io ho un pubblico olandese che parla italiano, e addirittura delle persone che ci hanno seguito forse a volte anche in Italia. Siamo stati sponsorizzati da una signora del pubblico che ci segue. Quando vengono a vedere gli spettacoli restano affascinati. Infatti a me piacerebbe molto allargare a chi ama l’Italia e l’italiano, infatti ho chiesto spesso alle scuole olandesi che insegnano italiano, di portare gli allievi, anche se parlano poco d’italiano. Perché tanto il teatro ha una lingua universale che va al di là della parola, per in tutte le lingue si piange e si ride nella stessa maniera, quindi sarebbe proprio bello avere ancora più apertura in questo senso. Ho anche avuto persone che sono venute a vedermi a spettacoli, senza parlare niente di italiano, che poi dopo lo spettacolo mi hanno fermata e mi hanno detto “noi non capivamo le parole, ma capivamo tutto il resto”. L’arte non va capita, l’arte va sentita, ti deve emozionare.
Per ulteriori informazioni e biglietti:
Istituto Italiano di cultura di Amsterdam
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