La bella Wendy ha esattamente l’aspetto che ti immagini quando pensi alle olandesi.
Bionda, alta, disinvolta, un sorriso a 32 denti e la tolleranza verso una povera italiana – me – infreddolita dal meteo locale.
Dovremmo vederci al Domtoren, infatti, l’affascinante torre antica che parte dal centro storico di Utrecht e svetta sulla città, ma io ho freddo, piove, nevica, tira vento, chi più ne ha più ne metta e così chiedo di spostare l’appuntamento al caldo.
Wendy accetta. Grazie Wendy.
Siamo da Starbucks. Io con i miei 43 anni, la mia ospite con i suoi 43 anni, insieme facciamo un tavolo di nonne ma entrambe portiamo stivali sopra al ginocchio. Il tutto in lingua italiana. Vediamo che succede.
Wendy, tu sei olandese doc: che ci fai qui con me?
È vero, sono 100% olandese. Sono nata a Utrecht, da due genitori super dutch, e sono l’ultima di 7 fratelli. Vivo tra l’Italia e Bilthoven o, come la chiamo io, Beverly Bilthoven, perché è una cittadina piena di gente chic.
In che senso ti dividi tra due paesi?
Mi sono sposata nel 2000 con un italiano, Luca, dopo 6 anni dal nostro primo incontro avvenuto al Roxy Bar di Alessandria, come la canzone di Vasco! In quel periodo, ho viaggiato frequentemente tra Olanda e Italia perché avevo un lavoro nei Paesi Bassi che dovevo seguire personalmente, e portavo spesso i miei figli con me qui, anche a scuola. I ragazzi sono cresciuti sempre con una doppia cultura.
Dove vivono al momento i tuoi figli?
In Italia con Luca. Io sono dovuta rientrare in Olanda per ragioni personali; io e Luca ci siamo separati e continuo a viaggiare tra i due paesi.
L’Italia esisteva prima di Luca?
Assolutamente no! Non avevo nessuna idea di voi, a parte il fatto che fate la pizza. Dopo aver conosciuto Luca ho cominciato a studiare la vostra cultura: ho letto anche Dante.
Quindi hai imparato l’italiano leggendo Dante??
Leggendo, parlando con Luca e guardando Beautiful: le soap operas sono un ottimo esercizio.
Hai vissuto solo in Piemonte o hai avuto occasione di sperimentare altre città?
All’inizio del fidanzamento eravamo a Milano, perché Luca studiava medicina lì – si stava specializzando in geriatria, ma eravamo in due appartamenti diversi. Io ho cercato lavoro come ragazza alla pari e ho migliorato il mio italiano. Dopo 6 anni di fidanzamento ci siamo sposati e siamo tornati a vivere in Piemonte.
Hai detto che Luca è geriatra. Nei Paesi Bassi ci sono molti centri avanzati in questo ramo, perché lui non ha scelto di vivere qui?
Luca è un medico con un cuore enorme e vuole avere contatto con i suoi pazienti. È stata una questione di lingua.
Torniamo ai vostri figli. Quanti sono?
Ne abbiamo 5. Giada di 16 anni, Tommaso di 14, Nicolò che ne ha 10, poi c’è Lisa Patu di 8, infine Sofia la piccola streghetta, che ne ha 3. Mio marito è bravissimo a gestirli grazie anche alle tate e ai nonni, e le maestre delle piccole sono meravigliose e con loro ho un bellissimo rapporto di scambio.
Hanno tutti nomi italiani, i tuoi ragazzi, come mai?
Per farli stare bene in Italia. Te lo immagini a vivere lì con un nome olandese impronunciabile? Che vita sociale difficile!
A proposito di vita sociale difficile, tu come hai vissuto da expat? Ci sono stati periodi di solitudine?
Mi sono sempre sentita bene in Italia, ma ho avuto comunque momenti non facili. Ho cercato però di studiare la vostra cultura, la vostra politica, la vostra vita quotidiana, perché ritengo un dovere di chi si trasferisce in un altro paese imparare quanto più possibile del posto, anche per comunicare meglio con i propri figli.
Devi essere un’appassionata di politica, per aver deciso di studiare la nostra…
In effetti a essere sincera mi sono un po’ persa! Anzi, se qualcuno può spiegarmi in 10 frasi cosa sta succedendo in Italia da più o meno 25 anni, gli do 500 euro. Nei Paesi Bassi è tutto così trasparente!
E non pensi che questo dipenda dal vostro modo di essere? Di voi si dice che siete duri e arroganti, in realtà siete schietti e onesti e a mio avviso il vostro modo di porsi semplifica i rapporti: non c’è spazio per pensar male.
Esattamente: noi siamo diretti.
A nome degli italiani ti ringrazio per la schiettezza e per l’offerta dei 500 euro, ma tieni pure i soldi da parte e investili in qualcos’altro. Dimmi per esempio come passi il tempo quando sei qui.
Diverse cose. Dipingo – male ma lo faccio ugualmente, scrivo poesie, faccio sport, seguo un corso di yoga, lavoro e studio.
Cosa studi, alla tua età?
Counselling. Mi sto specializzando nel trattamento delle dipendenze, che in Olanda sono prese molto sul serio e viste come una vera e propria malattia, al contrario di quanto accade in altri paesi. Io non ho ancora finito di studiare, ma ho già avuto proposte di lavoro. Il bello di questa professione è che in alcuni casi può essere svolta anche a distanza, tramite computer, quindi posso gestire il mio tempo con i miei figli.
E che lavoro fai, invece?
Lavoro con mia sorella, nel locale di sua proprietà che si chiama ‘Bubbles & Blessings’, a Bilthoven. Lo abbiamo
aperto insieme 10 anni fa, ci sono delle camere molto accoglienti e la cucina è aperta tutti i giorni dalle 8 alle 20.
E cosa mangio se vengo a trovarvi?
Tutto dutch, qualunque cosa a qualunque ora, compresa la colazione. Ma i piatti sono ricercati e raffinati anche se con prezzi abbordabili, mica mettiamo i crauti, che non sono eleganti. Il locale è per famiglie, ha anche un angolo per far giocare i bambini.
Che differenze ci sono secondo te sul lavoro, tra italiani e olandesi?
Gli italiani hanno un incredibile senso del lavoro, nel settore privato. In quello pubblico invece… Comunque mi piace molto il vostro approccio alle cose. E poi ci mettete anche tanto romanticismo. Mentre ho avuto l’impressione che il punto debole sia una certa difficoltà ad esporre con chiarezza le situazioni. Noi olandesi invece siamo molto pragmatici.
Sei riuscita ad accettare il nostro modo di vivere?
Devo essere onesta: sono innamorata dell’Italia. Mi piace il posto, mi piace la gente, mi piace la vostra mentalità, perché sono convinta che le persone vadano accettate per come sono. C’è un calore umano, soprattutto al Sud, che è toccante. Ho un amico di Napoli, per esempio, Alessandro, che è l’unico uomo con cui posso parlare senza problemi e che mi è sempre stato vicino in ogni situazione.
Cosa hai imparato della nostra cucina?
Premesso che a me piace molto cucinare, faccio un tiramisù autentico italiano e buonissimo! Anche in Olanda la mia cucina è italiana e preparo tanta pasta, nonostante io adori le specialità olandesi e vado pazza per lo stampoot con crauti e wurstel: mi puoi svegliare di notte per questo piatto.
E il piatto italiano per cui potresti svegliarti?
Le lasagne di nonna Alice, cioè della mamma del marito di mia sorella… anche lei è stata sposata a un italiano, ebbene sì!
Tu sei una persona molto ironica, lo sai vero?
Non mi prendo tanto sul serio, confesso!
Dimmi un proverbio o un modo di dire olandese che ti rappresenta.
È una frase di Johan Cruijff, un giocatore di calcio che diceva “je moet schieten, anders kun je niet scoren”. Significa che devi giocare, anche se non fai gol. In pratica, tenta sempre!
Ho ancora due domande per te. La prima: vuoi lasciare un messaggio a chi ti sta leggendo?
Sì: vorrei dire che dovremmo avere più consapevolezza delle parole usate. Bisogna essere più empatici, perché a volte diamo troppa importanza all’apparenza dimenticandoci della persona che si nasconde dietro la bella figura. Ma non dobbiamo essere sempre perfetti. Cerchiamo piuttosto di avvicinarci e ascoltarci.
Cosa segue il tuo cuore?
“Expect less, give more”. Perché se tu dai senza voler ricevere, ti godi la vita nella sua parte più stupenda. E vedrai che alla fine qualcosa ti torna.
Vi dico una cosa. Wendy ha applicato il motto del suo cuore in ogni frase, durante la nostra intervista. Accompagnando le sue parole in un fantastico accento piemontese. Se non avessi avuto certezza che ha il sangue dutch, un dubbio mi sarebbe venuto.
Se anche voi volete conoscerla, potete seguirla su Instagram.
Se invece volete sentire il suo accento, la trovate al Bubbles & Blessings insieme a sua sorella, in Vinkenlaan 25, a Bilthoven.
Io ci vado.
Alla prossima intervista!
Paola
Paola Ragnoli è consulente e formatore in comunicazione verbale e non verbale, counsellor e autrice. È fondatrice e titolare della micro-impresa The Dots Connection e del blog I Viaggi Della Druida. Collabora come redattrice con alcuni siti internet, per Italianradio si occupa di integrazione tra culture.