Venerdì 7 settembre all’Amsterdam Fringe Festival verrà presentato “Present Tense”: performance teatrale nella categoria “Language No Problem”. In attesa di vederlo dal vivo, Sara Svati, regista dello spettacolo, mi ha guidato alla scoperta di tutte le curiosità che hanno dato origine a questo progetto.
Giacca di jeans, lucidalabbra colorato e capelli scuri. Una ragazza dai tratti mediterranei mi saluta, è Sara! Tra presentazioni e domande reciproche iniziamo a sorseggiare un aperitivo (analcolico) come durante una qualsiasi serata milanese, dimenticandoci del cielo grigio di Utrecht.
Voglio sapere qualcosa in più sul gruppo che ha realizzato questa performance: Orientale Sarda.
“Present Tense è un progetto sviluppato da Orientale Sarda: un gruppo eterogeneo di professionisti del teatro, provenienti da diversi paesi, fondato nel 2016 con l’intento di creare spettacoli indipendenti.”
E qui mi sorge spontaneo chiederle: “Perché proprio questo nome?”
“L’Orientale Sarda è un’antica via della Sardegna, luogo a cui siamo molto legati. In più ci piaceva il concetto di strada perché vogliamo costruire vie (in ambito teatrale), laddove ancora non ce ne sono”.
Una breve parentesi tra quello che in realtà è il mio vero scopo: conoscere il lavoro dietro a “Present Tense”. Uno spettacolo tratto dal romanzo “Momo” di Michael Ende. Classificato come “Language No Problem” dal Fringe, per la mancanza di dialoghi. In cui danza e musica, con il vantaggio di esser linguaggi universali, potranno coinvolgere il pubblico in un’interpretazione in cui la “fisicità” predomina.
“Perché avete scelto questo titolo?” Argomento che mi ha incuriosito fin da subito.
“Present Tense è una forma verbale. Ci interessava analizzare l’esperienza del tempo dal punto di vista del linguaggio visto che grazie alla nostra lingua possiamo parlarne e perché in altre culture, la differente concezione del tempo è data anche dalle diverse strutture grammaticali. Alla maniera degli antichi Greci, a cui interessava l’aspetto del verbo, ci siamo interrogati sulla struttura del Come a partire da quella del Quando. Lo spettacolo non è verbale, ma abbiamo affrontato un grande studio sulla qualità del verbo e quindi su quella delle azioni, sulle quali abbiamo costruito la coreografia. Attraverso un lavoro minuzioso siamo giunti ad un atlante di gesti che possono comunicare determinate cose.”
E così, vista l’accuratezza delle risposte, ho voluto assolutamente saperne di più sui soggetti e su come fossero stati realizzati.
“Sul palco ci saranno due personaggi: Momo, giovane orfana a cui è stato donato tutto il tempo del mondo e Cassiopea, tartaruga e guida della piccola.”
“Momo sarà un puppet!”
Gli occhi di Sara si sono illuminati, soddisfatta dal risultato finale. Utilizzando la cartapesta e la iuta ha voluto evidenziare le origini umili della bambina, riprendendo la tradizione del “bunraku” giapponese.
“Momo fluttua alla scoperta del Tempo, diventando lei stessa empatia ed umiltà. In una realtà come la nostra in cui l’uomo ha perso la propria fisicità, in un’alternanza tra “presenza” e “assenza” a causa della tecnologia, il continuo e quasi ossessivo passaggio “offline/online” ha rivalutato il concetto di Tempo. E così, “Present Tense” è uno spettacolo che, tra le tante altre cose, può esser visto come una denuncia alla superficialità della vita di oggi.”
Perplessità: “Come avete realizzato la tartaruga?”
“Cassiopea è un puppet-robot! É una figata!”
Entusiasmo a mille di Sara. Chissà quale sarà la mia espressione quando vedrò Cassiopea… spero la stessa!
E poi mi ha spiegato…
“Alla fluidità della bambina si contrappone il passo lento e cadenzato di Cassiopea, che riprende l’andatura tipica della tartaruga, “appesantita” però dalla meccanicità dell’esser robot. Aiuterà Momo a sfuggire dai Signori Grigi e come una sorta di GPS le farà da guida.”
Abbiamo concordato sul chiaro contrasto tra bambina e animale, evidenziato dalle differenti qualità di movimento.
“Il diverso ritmo con cui si spostano, dimostra come cambia la percezione del tempo tra i due soggetti. Si potrà notare, infatti, durante l’intero spettacolo, una forte contrapposizione tra il tempo meccanico e quello umano, sicuramente meno vincolato. Ad aiutare, subentreranno la scenografia essenziale, basata su un gioco di luci ed ombre, e la colonna sonora originale di Stefano Tore.”
O.K. Questo mi ha incuriosito ancora di più: “Musica originale… magari in live?”
“Ti dico solo che quest’anno al Fringe ci saranno delle novità per quanto riguarda la musica, ma sarà una sorpresa!“
Intanto, mentre l’ansia sale, la curiosità di Sara e della crew nel percepire la reazione del pubblico è proporzionale alla quantità di prove che devono ancora svolgere.
“Pensi che Present Tense possa entrare nel Best of Fringe e così avere la possibilità di girare il mondo?”
“A nostro parere sì! Present Tense ha tutte le qualità necessarie per entrare nel Best of Fringe. Il nostro sogno sarebbe quello di portarlo a New York… Un ambiente adatto al nostro tipo di spettacolo. Per ora possiamo solo incrociare le dita tra la tensione per la prima e ancora tutto il duro lavoro che c’è da fare per arrivarci!”
Sperando che il loro sogno si realizzi, cerco di scovare qualche anticipazione sui progetti futuri.
“Di idee in cantiere ne abbiamo tante, per ora ti posso dire soltanto che vogliamo far diventare la voce protagonista. Ma ovviamente prima pensiamo a concentrarci sul Fringe!”
Ora non mi manca altro che vedere lo spettacolo!
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P.S. Se siete interessati a “Present Tense”, non perdetevi la programmazione sul sito ufficiale del Fringe!