Intervista alle due musiciste Letizia Elsa Maulà e Silvia Cempini fondatrici del progetto musicale “New Phoenix Ensemble”. Letizia, clarinettista originaria della provincia di Bergamo, si diploma al Conservatorio Donizetti di Bergamo nel 2011 conseguendo poi nel 2014 la Laurea di Secondo Livello Cum Laude al Conservatorio Bonporti di Trento. Si trasferisce poi in Olanda, dove si Laurea nel 2017 al Master a Codarts Rotterdam Conservatory con il Primo Clarinetto dell’Orchestra Filarmonica di Rotterdam. Sylvia, Violoncellista italo-tedesca. Nata a Recanati e proveniente da una famiglia di musicisti, si è formata a Monaco di Baviera con Rupert Buchner, Anja Fabricius, Hanno Simons dall’Orchestra Sinfonica Bavarese , all’accademia di musica ArtEZ in Olanda con Renè Berman, e ha conseguito il Master al Codarts Rotterdam Conservatory con Herre-Jan Stegenga.
Abbiamo avuto il piacere di conoscere e di intervistare le due musiciste, entrambe classe 1989, di fronte ad una pizza nello stile evergreen del podcast.
Parlateci un po’ di voi, come vi siete conosciute e com’è nato il progetto “New Phoenix Ensemble”.
L: Siamo le fondatrici di “New Phoenix Ensemble” lo abbiamo fondato nel dicembre del 2017 a Rotterdam, perché siamo orgogliose di essere cittadine di questa città. Infatti il nome è inspirato a Rotterdam perché essendo stata bombardata nel 1940 rinasce continuamente dalle sue ceneri come una fenice. Phoenix Ensemble, perché noi, attraverso la musica, vorremmo ricreare nuove esperienze e ricrearci continuamente. Infatti, siamo nate, all’inizio, come trio con pianoforte e dopo un annetto abbiamo deciso di evolverci e diventare un collettivo di musicisti internazionali con al centro clarinetto e violoncello che hanno la stessa visione. Adesso siamo in cinque, gli altri tre musicisti sono: un violinista brasiliano, un violista americano-olandese e una pianista russa.
S: Ci siamo conosciute perché entrambe abbiamo fatto il nostro Master a Rotterdam però non ci frequentavamo. Dopo gli studi Letizia mi ha chiesto di suonare assieme e anche un amico in comune Timoteo Carbone, compositore e visual-artist, ci ha sempre suggerito di suonare insieme.
Cosa vi ha portato ai vostri strumenti e al tipo di musica che suonate?
S: I miei genitori sono entrambi musicisti e da piccola desideravo suonare il contrabbasso (anche perché mio padre è un Contrabbassista) tuttavia è difficile trovare uno strumento di questo calibro adatto ad una bambina di quattro anni. È praticamente impossibile trovare un contrabbasso così piccolo. E così i miei genitori mi hanno comprato un violoncello: l’idea era quella di cominciare con questo per poi cambiare con il contrabbasso. Mi sono innamorata talmente tanto di questo strumento che non ho mai voluto cambiarlo. Suoniamo per lo più musica classica e spesso andavo ai concerti dei miei genitori o all’opera con loro.
L: La mia situazione è l’opposto, infatti l’unica musicista della famiglia sono io. Diciamo che il motivo principale per cui ho scelto questo strumento è perché mi piaceva il suo nome. Avevo 10 anni, alle medie l’insegnate di musica chiese chi volesse suonare uno strumento ed io da sempre ho questo desiderio. Accettai, però nella lista dei vari strumenti il nome che mi ha colpito è stato proprio Clarinetto. E da lì poi ho continuato, ho suonato anche nella banda del mio paese, mi sono divertita tantissimo, l’unica pecca è che non mi hanno presa subito. Anzi! Dopo 5 anni di tentativi, mentre peraltro ero già studentessa al conservatorio! Infatti seppur al conservatorio sconsigliavano di suonare nelle bande, perché avrebbe potuto rovinare la tecnica, io da ribelle non solo ho perseverato ma ho persino passato l’estate della maturità nell’alta Val Brembana a suonare con la banda degli alpini.
Abbiamo visto che collaborate a diversi progetti, su diverse tematiche, parlatecene un po’.
L: Innanzitutto questo Ensemble è nato come un trio in una formazione tradizionale (quindi piano, clarinetto e violoncello), ma nel momento in cui siamo diventati un collettivo abbiamo dovuto andare per la nostra strada. Ad esempio quando suoniamo in duo (clarinetto e violoncello) il 90 % dei brani non sono strutturati in questa formazione e quindi io, molto spesso, suono la parte del violino e Silvia quella della viola, e quindi sostanzialmente cerchiamo di reinventarci riarrangiando i brani. E poi durante la pandemia, avendo anche più tempo a disposizione ci siamo reinventate grazie all’utilizzo di nuovi software, considerato il lockdown e la distanza ognuno registrava la propria parte e poi le assemblavamo.
S: Abbiamo praticamente progettato per questa stagione diversi programmi: Haim, Donne e Perle.
L: “Haim” in ebraico significa “celebrazione alla vita” e l’anno scorso per il 75esimo anniversario della commemorazione della Shoah, io e Silvia, abbiamo deciso di creare un progetto specifico ma non fine a sé stesso, perché per noi memoria significa anche speranza. Quindi combiniamo i brani di questi compositori ebrei che sono stati tragiche vittime dell’olocausto e li mettiamo insieme ad altri compositori più usuali. Ad esempio Leo Smit, un compositore originario di Amsterdam che ha vissuto per molto tempo a Parigi, lo mettiamo con Poulenc (che è francese). Noi collaboriamo con la “fondazione Leo Smit di Amsterdam” che, appunto, si occupa della conservazione e dell’esecuzione delle opere di questi compositori, che loro chiamano “dimenticati”.
Il progetto “Donne” è molto speciale perché collimiamo l’emancipazione femminile e la memoria, poiché sono tutte compositrici del XX secolo che hanno avuto un ruolo importante per la società. Ad esempio Lili Boulanger, deceduta a 24 anni, era un grande talento; l’olandese Henriette Bosmans, che teneva i concerti di nascosto, sotto falsa identità, poichè il padre era di origine ebraica; Germaine Tailleferre, unica donna del gruppo dei sei che ha fatto pure la resistenza. In particolare il prossimo concerto si terrà a Leiden venerdì 9 luglio. E dal 12 al 22 luglio saremo in touneè in Italia faremo 4 concerti, di cui 3 a Bergamo e 1 a Firenze.
Infine per il programma “Perle – musica che adorna luoghi preziosi”, progetto nato sempre durante il lockdown per la seconda-terza ondata, abbiamo eseguito brani e concerti in luoghi non usuali, come ad esempio gallerie d’arte. Ci siamo sentite molto ispirate, come se le opere d’arte fossero il nostro pubblico: I compositori e i brani proposti sono scelti per la loro peculiarità di adattarsi al meglio alle opere d’arte che li circondano. Collaboreremo in autunno con “la fondazione Hendrick De Keyser” che si occupa di dimore storiche, e infatti faremo 5 concerti : Haaerlem, Delft, Utrecht Maassluis e Amsterdam.
Come mai avete deciso di vivere in Olanda?
S: Io sono nata in Italia ma in realtà mi sono trasferita in Germania da piccola, quindi mi sono trasferita in Olanda perché mentre studiavo a Monaco (e non ero molto contenta dei miei studi). Ho conosciuto per caso un maestro che mi ha aiutato tantissimo e da un giorno all’altro ho deciso di restare qui. Ero venuta per stare tre giorni e invece… eccomi qui!
L: Anche per me è stato un caso. Dopo un anno girovagando per l’Europa provando vari maestri, per caso ho scoperto, tramite un amico che studiava già a Rotterdam, che ci fosse una buona classe di clarinetto al conservatorio di Amsterdam e per un annetto ho studiato lì. Mi sono trovata benissimo con l’approccio olandese e poi dopo mi sono trasferita a Rotterdam perché potevo fare più esperienza. In generale quello che mi piace dell’Olanda è il senso della libertà e il fatto che “qui tutto può succedere”.
Percepite delle differenze tra l’essere musiciste in olanda ed esserlo in Italia?
S: Non posso fare un paragone perché sono cresciuta in Germania, che sì è un po’ diversa ma anche io ritengo che in Olanda ci sono molte opportunità.
L: Sì diciamo che in Italia ho completato per intero il percorso di studi che un musicista può affrontare. Nonostante ciò l’esperienza non c’era, poiché avevo studiato e basta. Volevo avere l’opportunità di suonare e di creare i miei progetti, ma ogni volta era impossibile poiché mi mancava l’esperienza. Molta burocrazia, chi ha quel poco se lo tiene stretto e non condivide nulla. Se si fa carriera subito è più semplice, ma chi non ha le opportunità dal principio e si vuole realizzare anche non facendo l’insegnante di musica a scuola o non avendo il posto fisso in un’orchestra fa molta fatica. L’Olanda è il paese ideale per i Freelancer o i liberi professionisti. E la gerarchia è molto più livellata, suonare nella radio pubblica olandese è più semplice si ha più opportunità di arrivarci a differenza che in Italia.
Che tipo di pubblico avete? C’è stato uno specifico pubblico per cui vi siete sentite particolarmente orgogliose?
S: Prima dell’ultimo lockdown, il 22 novembre, abbiamo fatto un concerto che abbiamo percepito speciale, perché il pubblico conscio della futura immediata chiusura era parecchio emozionato di prenderne parte.
L: Per me è stato lo stesso. Avevo la sensazione che fossero con noi in quel momento, anche durante i Bis.
Ci sono artisti di musica leggera che vi piacciono e vi ispirano?
S: Io ascolto molto Jazz, lo adoro, soprattutto il classico. Artisti come: Ella Fitzgerald; Charlie Parker, Oscar Peterson. Ma mi piace anche il pop 70’- 80’ come ad esempio: Velvet Underground, The Cure.
L: Mi piace un sacco il Jazz strano, tipo africano, e la musica Klezmer. E poi mi piacciono molto i cantautori italiani 70- 80 come Battisti: poesia nella musica, nei testi e nella voce.
Grazie mille per aver partecipato a quest’intervista e invitiamo i nostri ascoltatori e i nostri lettori a seguirvi sulle pagine social: “New Phoenix Ensemble” per partecipare ai vostri concerti.
S&L: Grazie a voi, vi aspettiamo, a presto!
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