Quello delle carceri è un vero e proprio “pianeta”: diversificato da Stato in Stato e spesso inesplorato.
Da questo punto di vista, il nostro Bel Paese e i fioriti Paesi Bassi sono agli antipodi. Non stiamo parlando di strutture fisiche o di condanne, ma parliamo delle diverse difficoltà che i due Paesi si trovano ad affrontare rispetto al tema.
Se infatti l’Italia soffre da decenni il problema del sovraffollamento delle celle penitenziarie, l’Olanda soffre del problema opposto, ovvero la mancanza di detenuti e di conseguenza il rischio di una progressiva chiusura di molte carceri del Paese . Già nel 2013 infatti, 19 prigioni olandesi sono state chiuse perché non erano presenti abbastanza criminali e successivamente altre 5 prigioni hanno rischiato di fare la stessa fine. Le celle vuote causerebbero al governo dei costi proibitivi. Una prima soluzione è stata trovata nell’importazione di 240 detenuti dalla Norvegia (Paese che soffre come la bella Italia di sovraffollamento carcerario). Nonostante questa soluzione palliativa, il problema (di cui in realtà l’Olanda può ben vantarsi) sussiste e minaccia 2 mila dipendenti penitenziari che potrebbero, a questo punto, perdere il proprio posto di lavoro.
La nostra penisola può ben invidiare questo tipo di problema dal momento che da decenni soffre l’emergenza opposta. Secondo i dati del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, la capienza delle celle italiane si aggirerebbe intorno alle 50 mila unità, ma i detenuti presenti sarebbero più di 57mila, molti di più di quelli che le strutture sono in grado di accogliere.
Ma qual è il segreto olandese che permette di avere un così basso tasso di criminalità?
Le ragioni secondo i sociologi sarebbero molteplici, ma ruoterebbero sostanzialmente nella legalizzazione delle droghe leggere, nella riabilitazione organizzata del post-condanna e nel reinserimento dei detenuti nella società come forza lavoro. Ma non solo, negli ultimi anni i reati penali sono scesi del 23% e sempre di più i giudici olandesi hanno concesso sentenze più brevi per i condannati.
Il tasso di recidività per i criminali olandesi sarebbe molto basso grazie proprio alla cultura del reinserimento nell’ ambiente lavorativo. E addirittura alcuni dati, allarmanti in un’altra direzione, hanno dimostrato come nei Paesi Bassi coloro i quali hanno scontato qualche condanna hanno più possibilità di essere assunti rispetto a coloro i quali scontano una condanna di cui non hanno colpe: possedere un cognome straniero.
Stando infatti ad alcuni studi, i fenomeni di razzismo al momento delle assunzioni lavorative sarebbero frequenti nel Paese dei Tulipani e non intaccherebbero tanto gli ex detenuti quanto piuttosto gli stranieri.
In Italia ancora una volta la situazione è opposta e i prigionieri scontano spesso condanne a vita, sancite non tanto dallo Stato ma dalla società che difficilmente li reinserisce in modo paritario sul posto di lavoro.
Tutto ciò non fa che dimostrare come “l’universo delle carceri” sia che sia in estinzione, sia che al contrario pulluli di detenuti, sia un mondo problematico.
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