La valigia di Amy contenente foto di famiglia

La valigia di Amy contenente foto di famiglia, Jewish Historical Museum Amsterdam

Il vestito della stilista Luella Bartley (indossato da Amy nel 2008 a Glastonbury) rovinato, un paio di Laboutain graffiate, foto di famiglia dentro una vecchia valigia e temi di scuola. Sono solo alcuni dei dettagli che saltano all’occhio del visitatore di Amy Winehouse: A Family Portrait, in mostra allo Jewish Historical Museum di Amsterdam fino al prossimo 4 Settembre.

Un’esibizione personale e intima, che rivela la persona dietro l’artista e che mette il focus, a ormai cinque anni dalla prematura scomparsa, non su alcuni degli aspetti più controversi della sua vita pubblica ma, al contrario, sui tratti fondamentali delle sue origini ebraiche e della sua personalità, spesso ignorati.

“Amy sarà anche stata la persona più famosa della nostra famiglia, ma non è mai stata al centro di essa”, citava nel 2013 Alex Winehouse, fratello maggiore della cantante, che proprio in quell’anno iniziava la sua collaborazione con il Jewish Museum London. Da lì, la mostra ha preso vita per poi spostarsi a Tel Aviv, Vienna, San Francisco e, appunto, Amsterdam.

Quella Winehouse non è mai stata una famiglia religiosa, ma tradizionalista, aveva proseguito Alex. Il dettaglio si fa evidente, attraverso la mostra, nel racconto di una Amy legata alle sue radici ebraiche, non tanto nell’assidua frequentazione della sinagoga, quanto, piuttosto, nella cura delle persone a cui teneva, nella cucina di piatti tradizionali, nell’ispirazione tratta dalla nonna paterna Cynthia, sua icona di glamour e stile.

Oggetti personali si mischiano così a vecchie divise di scuola, vinili (Frank Sinatra, Ella Fitzgerald e Pearl Jam in testa), video di famiglia, diari personali e vestiti di scena. Una sorta di istantanea di una donna che era, per riportare ancora le parole del fratello, “una piccola ragazza ebraica proveniente dal Nord di Londra, con un grande talento e che voleva, più di ogni altra cosa, essere fedele al suo lignaggio”.

Amy Winehouse

Muro di memorie e pensieri, Jewish Historical Museum Amsterdam

L’empatia è immediata: ad aprire la mostra, infatti, un vero e proprio muro di memorie e pensieri, che i visitatori sono invitati ad arricchire all’inizio del loro percorso, accompagnati dalle note di alcuni dei brani più famosi dell’artista.

A chiudere l’esposizione, infine, il video del concerto tenuto dalla cantante a Den Haag nel 2004, in occasione del North Sea Jezz Festival, in riproduzione continua nell’Auditorium.

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