Trame da geopolitica internazionale. Dove? Nei Paesi Bassi, ovviamente. Secondo il quotidiano Guardian una serie di persone associate al governo eritreo – non certo tra i più liberali al mondo – starebbe utilizzando i tribunali olandesi per spegnere le critiche nei confronti del regime di Isaias Afewerki, primo e unico presidente dell’Eritrea dal 1993.

I casi sono – e sono stati – diversi e coinvolgono giornali, tra cui anche il nazionale Volkskrant, radio ARGOS, il governo olandese e due accademici: Martin Plaut, consulente presso l’ONU e l’Unione Europea, e Mirjam van Reisen, professoressa di Relazioni Internazionali all’Università di Tilburg. Entrambi apertamente critici del Governo di Asmara.

Chi sono gli accusatori? Figure di spicco del movimento giovanile Young People’s Front for Democracy and Justice (YPFDJ), affiliato al partito eritreo di governo e ramificato nei diversi paesi della diaspora eritrea. Dietro alle accuse, tuttavia, parrebbero esserci personaggi di spicco del governo stesso. O almeno questo quanto suggerito da Plaut sul Guardian. E sembrerebbe quasi una teoria del complotto se non fosse che il nazionalismo a distanza, tra le comunità eritree, non è certo astrazione.

Minacce e violenze perpetrate dai fedeli al regime di Afewerki nelle comunità della diaspora sono state infatti registrate dalle Nazioni Unite, le quali raccontano di un “network di spionaggio estero messo in piedi dal governo di Asmara” atto a controllare, silenziare e intimidire gli individui considerati dissidenti.

A finire in mezzo a questa rete, però, sono anche i non eritrei. Il magazine olandese Oneworld.nl, appena lo scorso maggio, è stato minacciato di querela dai famigliari dell’ex-leader dell’YPFDJ Meseret Bahlbi. Assieme a una richiesta di rettifica, al giornale sono stati chiesti 111 ooo euro. Perché? Perché Oneworld aveva denunciato, in questo articolo, come all’Ufficio Immigrazione olandese (IND) lavorassero personaggi affiliati al regime di Isaias Afewerki, in qualità di interpreti: il fratello e la sorella dello stesso Bahlbi. I traduttori – oggi non più in ruolo – erano stati assunti per sbrigare le pratiche riguardanti le tante richieste di asilo da parte dei rifugiati eritrei (i primi per numero di domande nei Paesi Bassi). Una situazione che avrebbe potuto minacciare la sicurezza degli stessi profughi.

C’è però chi, a differenza del Guardian, preferisce usare cautela. Sanne Terlingen, giornalista per Oneworld e autrice dell’articolo incriminato sostiene: “Sarebbe meglio dire che gli Eritrei affiliati al regime, in Olanda, si stanno appellando ai tribunali per silenziare i critici. Anche se c’è una vicinanza con l’YPFDJ, non abbiamo prove dirette che l’Eritrea stia orchestrando queste azioni.”

“Noi comunque non abbiamo pagato e ad oggi nessuna azione legale è ancora partita contro Oneworld”, continua Terlingen, “Mentre tre sono i casi già passati in giudicato: Bahlbi contro Mirjam van Reisen, vinto dalla Reisen, gli interpreti contro l’ufficio stranieri per una frase pubblicata sull’NRC e Roberson contro il Volkskrant. Questo è un amico di Bahlbi molto attivo su Twitter che secondo la corte usava toni intimidatori. A breve avremo l’appello del caso Reisen e un nuovo processo che vede Bahlbi opporsi al quotidiano Volkskrant. Radio Argos e almeno un altro giornalista hanno invece ricevuto minacce di querela”, chiosa la giornalista.

Lo YPFDJ, contattato da Italianradio, ha preferito non commentare.

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