“Mamma Erasmus”: “solo i figli dei ricchi potevano permettersi di studiare all’estero. Oggi, invece, questa esperienza è alla portata di tutti”.

L’idea piacque subito a tutti, ma per riuscire a trasformarla in realtà ha dovuto affrontare una lunga battaglia. Sofia Corradi era una giovane aspirante pedagogista quando, nel 1958, decise di combattere per farsi riconoscere tre esami e la laurea conseguiti alla Graduate School of Law della Columbia University.  

La storia di ‘Mamma Erasmus’

“Tornata in Italia chiesi che i miei studi di diritto fossero giudicati (equipollenti o equivalenti?) ai tre esami, ma la mia richiesta venne rifiutata con disprezzo e ironia”. Da quell’ingiustizia nacque il progetto Erasmus che proprio oggi compie 30 anni di vita e viene celebrato con una cerimonia in Campidoglio alla presenza della ministra dell’Istruzione, Valera Fedeli, e di numerosi studenti.

I numeri

Oltre tre milioni e mezzo di studenti in tutto il mondo hanno potuto scoprire altri Paesi, studiare le lingue, innamorarsi (pare che i figli degli studenti Erasmus negli anni siano diventati quasi un milione), conoscere il mondo, imparare la cultura della tolleranza. Il 24 febbraio del 1987 l’Europa era ancora divisa in due blocchi. C’era ancora il muro di Berlino. L’Erasmus, in qualche modo, fu il primo esempio di globalizzazione e di un futuro senza steccati e confini. E negli anni ha contribuito a formare una generazione di giovani più dinamici, pronti a trasferirsi all’estero per cogliere le occasioni di lavoro.

Le mete preferite

Le destinazioni più scelte dai ragazzi italiani sono la Spagna, la Francia, la Germania, il Regno Unito e il Portogallo. Bologna, Roma e Padova sono invece le università che accolgono più studenti dall’estero, insieme a Firenze, e Milano. Erasmus è entrato nella vita di milioni di famiglie, tanto da diventare quasi un fenomeno sociale.

Dai dati degli ultimi trent’anni emerge che gli studenti Erasmus dei Paesi del sud Europa hanno maggiormente beneficiato delle mobilità, riducendo i tempi di disoccupazione. Sul fronte dei tirocini, ad esempio, il 51% degli italiani ha ricevuto un’offerta di lavoro dall’impresa europea in cui veniva svolto l’apprendistato. L’esperienza di mobilità stimola anche l’imprenditorialità: in Italia il 32% degli studenti con tirocinio Erasmus è intenzionata ad avviare una start up. E il 9% l’ha già realizzata.

“Il finanziamento per Erasmus in Europa su 7 anni è di 14 miliardi di euro per tutti i Paesi, e questa è una cifra che sembra elevata ma in realtà rappresenta poco più dell’1% del budget della Ue”, riferisce una delle agenzie che lo gestiscono in Italia. “Inoltre, bisogna considerare che il programma ha avuto un impatto fortissimo sulla vita delle persone perché ha creato realmente percorsi di cittadinanza europei”.

Incognita Brexit: Non proprio di poco conto, visto che un gran numero di studenti sceglie la Gran Bretagna come meta Erasmus per imparare o migliorare il proprio inglese:

“Non dovrebbe precludere nulla agli scambi tra i giovani anche qualora ci fosse una uscita aspra della Gran Bretagna dalle Ue, senza accordo con la Commissione. Proprio perché il programma Erasmus oggi non è più limitato al solo ambito europeo ma allargato al resto del mondo”.

Sara Pagliai, coordinatrice dell’agenzia Erasmus Plus Indire

Fonte: LaRepubblica

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