Più di 100 tra tele, lavori su carta, fotografie originali, numeri di quotidiani dell’epoca e oggetti del mestiere: sono solo alcuni degli elementi che compongono l’esposizione Easy Virtue. Prostitution in French Art 1850-1910.

In mostra presso il Van Gogh Museum di Amsterdam da oggi 19 Febbraio e fino al prossimo 29 Giugno, il percorso illustra la prostituzione a Parigi dal punto di vista delle arti visuali della seconda metà del XIX secolo.

La prima esposizione, tenutasi al Musée d’Orsay e dal nome di Splendeurs et Misères, ha attratto più di 420.000 visitatori. In Olanda, in collaborazione con lo stesso museo francese, Easy Virtue apre finalmente i battenti dopo quattro anni di lavoro. Tanti ne servono per mettere a punto un progetto di questa grandezza, come specifica Richard Thomson, Professore di Arte presso l’università di Edinburgo e curatore della mostra.

Protagonista assoluta, Parigi, centro economico, culturale e artistico a livello mondiale nel periodo compreso tra il Secondo Impero e la Belle Époque. “Neanche Londra o New York assistettero alla crescita esponenziale che la capitale francese ebbe alla fine del 1800”, spiega a italianradio.eu Alex Ruger, direttore del Van Gogh Museum. “L’urbanizzazione, l’industrializzazione, la produzione di massa e l’aumento del consumismo cambiarono profondamente il volto della città. Il rapido sviluppo economico ebbe, però, alcuni risvolti negativi, come l’incrementodella prostituzione, soprattutto in forma autonoma”, conclude. Il diffondersi di malattie veneree, ad esempio, fu una delle conseguenze più evidenti e devastanti del fenomeno.

Data simbolo, prosegue poi Thomson, è il 1877, anno della prima esposizione universale che si tenne proprio a Parigi. “In quel periodo aprirono le prime brasserie, dove i francesi, abituati a bere il vino, conobbero la birra. A pensare al servizio ai tavoli, naturalmente, erano tutte donne: i gentiluomini francesi ci misero poco a capire che, una volta finito di bere, potevano facilmente scortare le signore al piano di sopra e proseguire in loro compagnia la serata”, sorride il curatore.

Le prostitute cominciarono così a uscire dai bordelli e dai saloni, regolamentati e controllati dalla polizia, e a creare dei business autonomi, riversandosi per le strade, mischiandosi con le giovani benestanti. Il risultato fu la creazione di una realtà sociale inedita e soprattutto ambigua, cui è  specificamente dedicata la parte iniziale della mostra.

Mademoiselle de Lancey (1876), Carolus-Duran ©Paolo Rosi

Mademoiselle de Lancey (1876), Carolus-Duran ©Paolo Rosi

La prostituzione per strada era concessa solo di notte e per chi avesse ottenuto la registrazione da parte della polizia, ma molte  donne lavoravano in forma illegale, naturalmente.”Who’s who? Si domandavano probabilmente i passanti per strada; non era facile distinguere una prostituta in attesa di un cliente da una giovane rispettabile in attesa del compagno”, spiega ancora Thomson.

La stessa ambiguità si riflette nei quadri: si manifesta, così, attraverso colori, pose provocanti, sguardi, forse ammiccanti, e interazioni (presumibilmente maliziose) tra le figure. A rendere omaggio a quella svolta epocale, anche artisti del calibro di Van Gogh, Degas, Toulouse-Lautrec e Picasso, per citare alcuni dei nomi più famosi inclusi nella mostra e che hanno fatto della prostituzione uno dei soggetti prediletti della loro arte.

Tra donne in attesa sulle strade della capitale francese, cortigiane di bell’aspetto nei saloni o prostitute di “basso bordo” nei bordelli, quello riprodotto da Easy Virtue è un mondo di contrasti, di lussuria, make-up e stile, ma anche di povertà, malattia e miseria.

“Il percorso non ha come fil rouge il sesso” – conclude quindi Thomson. “Quello che abbiamo voluto raccontare, attraverso l’arte, è uno spaccato della società e della cultura europee della fine del XIX secolo. Di cui la prostituzione, tra ambiguità e consumismo, costituiva un tema centrale nei dibattiti sociali dell’epoca”.

 

 

 

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