Apro l’opuscolo che mi viene dato e la prima frase che leggo è : “Come and meet the world at the Movies that Matter Festival!” e devo dire che non ho mai conosciuto il mondo così bene prima d’ora. Una giornata immersa nella vita reale, nella realtà che siamo abituati a vedere solo nei film, ma una realtà vera, che esiste e che ho percepito con tutta me stessa.

Vi racconto dall’inizio questa mia magica esperienza. Prima volta all’ Aja e prima volta che partecipo a questo festival internazionale che tratta temi importanti, quali diritti umani e giustizia sociale attraverso film, documentari, dibattiti e molto altro.  Arrivo alla stazione alle 11:00 del mattino, mi accoglie un timido sole. Appena metto piede fuori mi ritrovo circondata da palazzi altissimi, moderni, così diversi tra loro che mi sembra di essere stata catapultata in una grande metropoli americana.

Comincio a camminare in direzione del festival e non posso fare a meno di abbassare lo sguardo, non riesco a smettere di ammirare questi edifici enormi, così particolari… mi sento minuscola, come una formica. Continuo a camminare tra questi giganti di vetro e all’ improvviso mi ritrovo davanti una chiesa antica che emerge tra tutta questa modernità, mi fermo qualche minuto per rimanere a contemplarla. Mi guardo intorno e proprio affianco a questo gioiellino antico, si trovano il teatro e il cinema che ospitano il Movies That Matter Festival. Subito mi colpisce questo tappeto rosso che si trova davanti all’ entrata dell’edificio, emozionata, mi dirigo verso di esso e mentre calpesto questa scia rossa, mi sembra di essere una star di Hollywood.

Finalmente entro e vengo accolta da un ragazzo dell’organizzazione, super gentile, che mi spiega i film in programma della giornata e la loro trama. Decido di vedere 3 film che più di tutti hanno suscitato la mia curiosità. Il primo spettacolo sta per cominciare, mi dirigo verso la sala, piccola ma accogliente. Mi siedo comodamente, le luci si spengono e inizia la magia…

1) “BACK TO THE TAJ MAHAL HOTEL”   Carina Molier, 2017

La mia prima avventura inizia così, con delle immagini di un hotel paradisiaco, immenso, confortevole; dall’architettura, dai colori e dall’ ambiente circostante intuisco che mi trovo in India, più precisamente a Mumbai e questo incantevole palazzo è Taj Mahal Palace Hotel.Sembra una fortezza inaccessibile, un luogo così sicuro, così calmo e pacifico… lentamente le immagini cominciano a mutare e delle persone iniziano a parlare. Ben presto mi ritrovo al centro dell’inferno e realizzo come tutto possa cambiare in maniera così radicale nel giro di pochi secondi. Attraverso le loro parole, scopro che queste persone sono dei testimoni dell’attentato terroristico avvenuto nel 2008 al Palace Hotel e a distanza di anni sono ritornati sulla scena per descrivere la loro terribile e personale esperienza.

Ascoltando i loro racconti è come se fossi stata lì con loro in quei momenti così terrificanti, nei loro occhi e nelle loro parole ho avvertito e vissuto la paura di chi ha avuto la sfortuna di trovarsi lì quel giorno, di persone comuni che si ritrovano faccia a faccia con la morte, con l’incertezza, con la consapevolezza di poter perdere la vita da un momento all’altro. L‘unico pensiero comune a tutti era: ”Adesso cosa faccio?”, il senso di impotenza, di essere vittima degli eventi, la sensazione di non avere il controllo sulla propria vita e la consapevolezza che questo diritto sia in mano a dei terroristi. Quando ti rendi conto di cosa sta accadendo e l’unica cosa che puoi fare è aspettare, aspettare che qualcosa accada, ti nascondi, rimani in silenzio e ascolti… l’unico senso che ti può aiutare è l’udito, tendi l’orecchio e speri di sentire le sirene della polizia, un elicottero, un segno di salvezza… ma ecco che all’improvviso senti solo spari, spari da dentro l’ hotel che si avvicinano sempre di più. I minuti sembrano ore, i secondi diventano così pesanti, il tempo viene scandito solamente dal battito del tuo cuore. Cominci a pensare che debba finire davvero così la tua vita. Pensi che prima o poi sarebbe dovuto accadere ma…così no! allora nell’ attesa straziante pensi a tutto, al tuo passato, alle cose che ancora devi fare, alle persone che ti vogliono bene e chi ti stanno aspettando fuori da quelle mura.

In quei momenti strazianti pensi soltanto a sopravvivere, a trovare la soluzione migliore: che faccio? mi nascondo? sotto il letto o dietro la tenda? chiudo la porta? la tengo aperta? mille pensieri, mille domande… nessuna risposa. il tempo passa e tu sei lì, impaurito e senti solo spari e urla e ogni secondo che passa pensi: ecco ora è arrivato il mio momento, ora entrano, mi sparano e finirà tutto così. Provi rabbia, ti chiedi il perché di tutto questo! perché? perché stanno facendo una cosa del genere? In nome di DIO? Quale DIO vorrebbe tutto ciò?

Domande senza risposta, vite spezzate, dolore… ma a distanza di anni nonostante tutto, alzi la testa e pronunci le parole della libertà: “Io non ho paura”.

2) “Devil’s Freedom”  Everardo Gonzales, 2017

La mia seconda avventura inizia con immagini di volti coperti…maschere. Persone di tutte le età, bambini, anziani, che raccontano le loro terribili storie con il viso nascosto da queste maschere di stoffa bianca. Ciò che lasciano vedere sono solo gli occhi e la bocca. Guardando questo film ho capito quanto solamente con gli occhi, si possano dire e trasmettere emozioni che con le parole è impossibile fare.

Questa volta mi trovo in Messico, storie di violenza vissute per mano di persone senza scrupoli, che in una giornata normale ti piombano in casa, portando via tua madre, i tuoi figli, tuo marito e tu non sai il perché… anche qui la domanda è la stessa. Perché? per i soldi? ecco che il ciclo si ripete. Violenza in nome di un Dio, in questo caso il Dio denaro. Uccidere delle vite per il denaro, per diventare ricco e sentirsi potente.Io, invece, mi sono sentita impotente, inerme, come tutte quelle persone che all’improvviso vedono portarsi via da un momento all’ altro, da estranei, tutte le loro certezze. Centinaia di queste storie, così vere, così profonde, talmente emozionanti che avverti il loro dolore fin nelle ossa. Anche qui domande che non hanno risposta e il senso di impotenza che ti pervade. I tuoi cari che vengono portati via davanti ai tuoi occhi e poi uccisi brutalmente e buttati chissà dove… e tu non puoi fare altro che rimanere a guardare. Quando ti vedi portare via tutto e non hai più niente da perdere, allora alzi gli occhi, ti togli la maschera e l’unica cosa che puoi dire è: “Io non ho paura”.

3) “I Am Not A Witch”  Rungano Nyoni, 2017

La mia ultima avventura si svolge in Africa, Zambia. La protagonista di questa storia è Shula una bambina di 9 anni che viene accusata ingiustamente di stregoneria e portata in un villaggio “speciale”. Anche in questo film il filo conduttore è la violenza, mentale, fisica… come il nastro con cui venivano legate queste presunte streghe per paura che potessero volare via. Una storia così amara ma raccontata con un umorismo nero che ho apprezzato moltissimo. Sono rimasta stupita di come ancora in questi anni esistano delle credenze così assurde e di come le persone più deboli ne siano vittime, come in questo caso una povera bambina indifesa. Un film che lascia un po’ di amaro in bocca ma che vale assolutamente la pena vedere.

Il filo conduttore di questi film sono state le emozioni, le domande esistenziali, violenza, paura, il senso di impotenza… ma tanta forza. Semplicemente stando seduta su una poltrona sono stata in India, Messico, Africa, ho vissuto tantissime vite e ho sentito emozioni così forti da non poterle spiegare. Ho visto la realtà, la vita reale e faceva male ma un dolore così vero e profondo che non potevo fare a meno di guardare. Voci che hanno bisogno di essere ascoltate, ingiustizie che devono essere denunciate. Semplicemente ascoltare. In questa giornata ho capito come l’udito possa essere un senso così importante…l’ascolto è la chiave di tutto e ti dona la libertà.

Queste persone che ho incontrato in questo giorno così illuminante, mi hanno insegnato che quando si ha paura si deve combattere, incanalare tutta la frustrazione e le emozioni negative che senti e trasformale in forza, perché si deve sempre reagire nella vita, anche quando non si ha più niente se non se stessi, e cosa fondamentale…mai abbassare la testa.

 

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