Il rimbombo di un tamburo. Aria di festa. Piccoli pepernoten lanciati in alto finiscono sull’asfalto. Bimbi invocano “Zwarte Piet” e “Sinterklaas” tra le strade bloccate al traffico: Utrecht si è preparata a dovere. Nell’entusiasmo che solo la sua parata sa donare alla città, eccolo sul suo cavallo bianco. Sinterklaas è arrivato.

19 novembre 2017. 14:32, Utrecht.

È una domenica strana, in città. Le strade sono bloccate, c’è più vigilanza del solito. Arranco sulla bici comprata il giorno prima, ho ancora parecchie difficoltà, sto imparando ad andarci su con quasi vent’anni di ritardo. Provo a trovare un percorso alternativo per tornare a casa, visto che il solito è chiuso al traffico, ma oggi sembra un’impresa davvero ardua.

Poi un rullo di tamburi. Mi volto, sono vicino a Neude. Una folla occupa i lati della piazza e li vedo, decine di bambini travestiti da Zwarte Piet, coi loro cappellini a piuma. Sinterklaas sta arrivando.

I suoi servitori, gli Zwarte Pieten, figure che potremmo definire “hot issue” della questione Sinterklaas e relative polemiche, sono probabilmente i più invocati dai piccoli nederlandesi, che ricevono da questi individui col volto annerito ed abiti dai colori accesi, un dolcetto o un cappellino piumato. Per loro è ancora troppo presto per focalizzarsi sui problemi dell’umanità, e la loro visione della parata è semplice, scevra di tutti i significati che acquisterà quando diventeranno cinici e disincantati come noi adulti.

La musica, progressivamente, acquista volume e le dinamiche si alzano, i Pieten aumentano, l’euforia si contiene a malapena. Anche i grandi, adesso, sembrano impazienti. Iniziano a cantare tutti, indistintamente dall’età, motivetti dedicati alla celebrazione. Sono felici.

 

 

 

 

 

Inizio anch’io a seguire la parata, istintivamente. Avanzo a piedi, seguendo il percorso del fiume di individui emozionati. Ora avanziamo verso la Dom Toren. Alzo gli occhi in alto, vedo uomini e donne travestiti da aiutanti di Sinterklaas arrampicarsi sulle mura degli edifici, altri sui tetti, sono davvero moltissimi e anche una straniera come me ad un certo punto si sente coinvolta.

All’arrivo di Sinterklaas,

esplode un boato, un’ovazione allegra. La banda che lo accompagna (composta da Zwarte Pieten) suona con grossi tromboni e percussioni. È la prima volta, da quando sono qui, che mi ritrovo a vivere un’esperienza di cultura popolare vera e propria. Inevitabilmente ripenso a quando anch’io, come quei bimbi, non pensavo alle sfaccettature amare che un evento come quello può subdolamente nascondere. Ero felice, e nient’altro.

La manifestazione prosegue con animazioni di ogni genere, canti inesauribili, pepernoten volano nell’aria, Pieten lanciano pacchi dalle finestre in alto, si arrampicano ovunque, si moltiplicano a vista d’occhio. Le persone sono riunite in un mare immenso. La piazza del Duomo è quasi impraticabile, ma in qualche modo riesco a raggiungere un palco sul quale sono riuniti tanti ragazzini, qualche Piet, e Sinterklaas che saluta tutti con un vocione amplificato da un microfono.

Vivere in un paese diverso significa entrare in contatto anche con le sue tradizioni più antiche. E una riflessione forse banale è che anche noi adulti cinici e disincantati ci sentiamo parte di questa magia, di questi pochi minuti di illusione in cui tutto sembra un pò meno cattivo. Vedo diverse confessioni religiose unirsi, cristiani, musulmani, indistintamente coi loro bimbi nella folla, insieme.

Domani leggeremo tutte le polemiche sul razzismo, sull’ingiustizia, sui retaggi coloniali. Domani faremo tutte le polemiche. Ma non oggi.

Oggi, Sinterklaas è arrivato in città.

Rimanete connessi!

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