Di Vincenzo Toscani.

Dario Argento ad Amsterdam

La sede del Cinema Festival IMAGINE (ex Amsterdam Fantastic Film Festival) è il futuristico Eye di Amsterdam. La struttura si vede appena fuori dalla stazione e si raggiunge tramite i piccoli traghetti gratuiti. Una traversata di Caronte al contrario. Un simbolico attraversamento dell’Amstel che dalla zona di perdizione ci porta alla zona di intrattenimento culturale più moderna della città. Quattro sale cinematografiche, uno spazio espositivo di 1.200 m² ed un archivio storico d’eccezione.

IMAGINE Film Festival

Il Festival IMAGINE guarda alle relazioni tra il cinema fantastico classico e gli sviluppi della società moderna. Grande attenzione alle produzioni indipendenti quindi, ma con una sguardo al passato. Invitare un grande maestro dell’Horror come Dario Argento è un passo dovuto e, a giudicare dalla sala gremita (sold out) che l’aspetta, anche un’ottima idea da parte del direttore artistico di IMAGINE, Chris Oosterom. Grazie alla collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam, questo festival ha riportato il grande regista italiano in Olanda dopo piu’ di 20 anni di assenza per un Career Speech.

Il Career Speech

Durante l’intervista, Chris sarà affiancato nel ruolo di moderatore da Phil van Tongeren, uno dei programmer. Chris Oosterom è un professionista nel campo della distribuzione cinematografica, ha lavorato a lungo a Londra e ha un’italiana come business partner. Parla un pò italiano e riesce, con un pò di fatica, a seguire le conversazioni tra noi italiani che, approfittando di un loro attimo di distrazione, “dimentichiamo” l’inglese per passare alla nostra bella e ricca lingua italiana. Anche Phil è simpatico e si mostra molto interessato alle attività cinematografiche degli italiani. Prima dell’intervista a Dario, entrambi parlano con la Direttrice dell’Istituto di Cultura, la dott.ssa Callea. È lei infatti la vera artefice dell’invito a Dario Argento, data la sua amicizia dai tempi di Tel Aviv, quando lo aveva invitato a constatare con mano la popolarità dei suoi film in Israele.

Cinema Egzotik

Anche io incontro Dario Argento prima del Career Speech, insieme ai programmatori di Cinema Egzotik, il regista Martin Koolhoven e il programmer di Eye Ronald Simons. Ronald e Martin sono assolutamente entusiasti di avere Dario Argento come ospite e visibilmente emozionati nel parlare con lui. Ronald è interessato agli aspetti organizzativi del lavoro di Argento, mentre Martin, barbuto e simpatico, preferisce argomenti evidentemente tecnici sul cinema: si parla di lenti anamorfiche, Technicolor, luci. Per me, appassionato di filmmaking, è un overload di emozioni. Martin ha presentato il suo ultimo film, Brimstone, a Venezia e a Toronto. Brimstone è stato nominato ” best film on human rights of 2017″ dalla Political Film Society.   Ronald è un giornalista, attualmente capo-redattore di The Cult Corner, un sito specializzato sul cinema. All’Eye insieme presentano Cinema Egzotik, un programma Double Bills, una specie di “due al prezzo di uno”. Due film in proiezione preceduti da una breve intervista al regista. E questa volta c’è Dario Argento, davanti a 320 appassionati spettatori emozionati nell’incontrare “il maestro”.

L’intervista al maestro

È il momento del Career Speech. Le domande variano dal suo rapporto con Sergio Leone, alle collaborazioni con George Romero “mio grande amico”, dice Argento. Nonostrante sia presente una traduttrice, parla in inglese; con piccoli errori, ma perfettamente comprensibile. La cosa che mi colpisce di più è la modestia. Racconta di come insieme a Bertolucci, imparava da Sergio Leone le tecniche che poi utilizzerà in tanti modi originali, creando il suo stile personale. Parla della sua attività di scrittore all’inizio della sua carriera con un certo distacco, benché alcune delle scene più iconiche di “C’era una volta il West” siano scritte da lui stesso. Si sente nelle sue parole la gratitudine verso Sergio Leone, che aveva preso due giovani sceneggiatori come Argento e Bertolucci a lavorare con lui, lasciandoli scrivere con una certa autonomia. È da Sergio Leone che ha imparato l’importanza di raccontare con le inquadrature della macchina da presa.

Il rapporto con le donne 

Argento dice che si sente molto più a suo agio a girare con le donne che con gli uomini, forse perchè sul set sono più disposte ad ascoltare il regista. E le donne sono elementi centrali dei suoi film. Qualcuno gli chiede della figlia Asia. Argento racconta che Asia è cresciuta tra gli attori e che è stato bello vederla crescere fisicamente e professionalmente anche nei suoi film. Racconta delle difficoltà di Asia nel girare alcune scene di nudo e, mentre si vede la comprensione del padre, traspare senza alcun dubbio la rigidità del professionista: “beh, le scene di nudo erano nella sceneggiatura, quindi se vuoi essere un’attrice, devi farle!”.

Pellicola o digitale?

Qualcuno poi gli chiede dell’avanzata del digitale. Qui mi sorprende con un “il digitale è il nuovo ed è impossibile farne a meno, chi farebbe oggi a meno dei telefoni cellulari?”. Tra le righe io leggo un messaggio chiaro: non importa il mezzo che usate per fare cinema, l’importante è cosa ci mettete dentro. Ricordo allora una frase da una sua intervista al Corriere: “i miei sogni, è da lì che traggo linfa per scrivere i miei film. I miei film sono onirici, sono dei sogni ad occhi aperti”. E i sogni, che alla fine dell’intervista saranno proiettati sull’enorme schermo della sala 1 dell’Eye, sono terribili: il terrificante Suspiria (senza dubbio il mio film preferito tra quelli di Dario), restaurato in 4K, e Opera in versione originale. La versione proiettata nei cinema era stata tagliata di circa 20 minuti dalla produzione. “Un’eternità”, ammette Dario in confidenza. È davvero contento che sia proiettata la versione completa senza la censura degli anni ’80. Più tardi a cena gli chiedo dei noti problemi avuti durante le riprese di Opera. Mi risponde con la prontezza di un saggio “nella lavorazione dei film ci sono sempre problemi. Tutti i film. È il Cinema, e non è facile”.

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