Le udienze preliminari sono cominciate pochi giorni fa. Sul banco degli imputati Inghilterra, India e Pakistan. I tre stati – quasi 1 miliardo e mezzo di abitanti in totale – sono stati trascinati davanti alla Corte Penale Internazionale dalla Repubblica delle Isole Marshall (RMI), arcipelago della Micronesia popolato da poco più di 50 mila persone.
Originariamente, ovvero nell’aprile del 2014, la RMI si rivolse all’ICJ accusando anche USA, Russia, Francia, Cina, Israele, e Corea del Nord. Che hanno però deciso di ignorare i casi. Il tutto perché, secondo le Marshall, le potenze avrebbero violato i precetti del Trattato di Non Proliferazione come pure quelli del diritto internazionale in materia di armamenti nucleari.
Perché proprio la RMI? Perché tra il 1946 e il 1958, in mezzo ai 29 arcipelaghi corallini delle Marshall gli Stati Uniti fecero esplodere ben 67 bombe nucleari. Tra queste anche l’ordigno da 15 megatoni – circa 1000 volte più potente di quello lanciato su Hiroshima – chiamato Castle Bravo, il cui lampo fu visto fino a Okinawa e la cui nube radioattiva, a causa di un errore di calcolo statunitense, colpì la popolazione isolana di Rongelap e Utirik.
Cosa denunciano le Isole Marshall? Prima di tutto che, nonostante la legislazione internazionale, ad oggi nessuno stato ha avviato negoziati per lo smaltimento delle testate nucleari e che tutt’ora esistono piani militari per lo sviluppo degli arsenali, come pure gli investimenti dei singoli stati nella modernizzazione delle atomiche.
Per questo, si legge nei documenti giudiziari, la RMI chiede che Regno Unito, India e Pakistan, ovvero i soli tra i “bad nine” ad aver accettato la giurisdizione obbligatoria della Corte, prendano tutte le misure necessarie per porre fine alla “corsa alle armi nucleari” e che “diano inizio ai negoziati in buona fede per una convenzione sul disarmo nucleare in tutti i suoi aspetti”.
Ma cosa c’entra l’ICJ? C’entra eccome: dal 1996, quando un parere della Corte ha confermato che sul piano del diritto internazionale “esiste un obbligo a perseguire in buona fede e portare a compimento i negoziati per il disarmo nucleare in tutti i suoi aspetti e sotto effettivo controllo internazionale.” Proprio dal ’96, infatti, partono i fili che arrivano ai processi appena avviati a Den Haag. Così il team legale delle Marshall ha cominciato a sfruttare gli organi della giustizia internazionale con l’obiettivo, quanto meno, di creare un valido precedente legale.
E alcune – prime – indiscrezioni di chi ha partecipato alle udienze preliminari raccontano sorprese di un fronte preparatissimo e agguerrito, quello della RMI, contro giganti un poco tentennanti come l’India.