Qualche settimana fa abbiamo parlato del destino del turismo di Amsterdam con un’esperta del settore, Valentina Vinci. Abbiamo discusso di ripresa post-Covid e di ripercussioni economiche, di una primavera persa e di un’estate incerta. Vi abbiamo, in poche parole, esposto i problemi pratici di un’industria in crisi. Ma ora che molte attività sono ripartite e che i musei hanno riaperto, vogliamo raccontarvi com’è cambiata l’esperienza turistica a causa della pandemia. In particolare, vi accompagneremo tra i corridoi del Van Gogh Museum, una delle mete principali dei visitatori della capitale olandese. Ci siamo goduti una tranquilla visita tra girasoli e autoritratti, e non ci siamo fatti scappare l’occasione di fare qualche domanda allo staff.
La galleria delle meraviglie (quasi) tutta per noi
Partiamo da Utrecht in treno a metà mattinata alla volta di Amsterdam. Mentre passeggiamo diretti al Van Gogh Museum, attraversiamo una Piazza Dam pressoché deserta, almeno per i suoi standard. Di fronte al Palazzo Reale, solo poche anime di passaggio e un numero indefinibile di piccioni. Continuiamo a camminare per le vie del centro tenendoci sulla destra, come le auto, seguendo diligentemente le sagome bianche delle scarpe disegnate sull’asfalto: fedeli alleate del social distancing, che ora pretende marciapiedi a senso unico.
Arriviamo al Museo intorno alle 13, e ci dirigiamo verso la porta a vetri all’ingresso. La serpentina che dovrebbe accogliere una fila ordinata di visitatori è completamente vuota. Mentre un addetto ci controlla i biglietti, scorgiamo dall’alto un atrio sgombro quanto Piazza Dam. Scendiamo e cominciamo la nostra visita dalla collezione permanente.
Il pavimento del Museo è “decorato” da enormi bollini gialli che ricordano a tutti di mantenere la distanza di sicurezza. Davanti alle opere più conosciute del genio olandese, invece, compaiono a terra tre paia di sagome di scarpe, che indicano ai visitatori la formazione giusta da adottare per ammirare il dipinto senza scambi di fluidi infetti. Lo zelo dello staff del Museo è evidente, è stato fatto il possibile per rendere gli ambienti sicuri. Anche i dispositivi interattivi sono momentaneamente fuori servizio: display touch screen, strumenti ottici, tutto quello che implica un contatto fisico.
Ci aggiriamo quindi tra i vari piani della galleria. All’inizio le sale sono quasi vuote, ci fanno compagnia giusto due coppie di visitatori, tra cui un uomo dal cappello di paglia in puro stile Vincent. L’atmosfera è solenne. Tutto sembra lì solo per noi. Da La casa gialla alle lettere a Théo, dalla Woman bathing di Degas – nuova acquisizione del Museo – ai ritratti imperdibili della mostra temporanea In the Picture. Abbiamo la possibilità di farci ipnotizzare da ogni opera, di restare per tutto il tempo che desideriamo in contemplazione esattamente di fronte alla tela, senza dar fastidio a nessuno. Dopo le 14 il Museo comincia a contare qualche visitatore in più, ma comunque non abbastanza affinché le raccomandazione dell’audio guida (fino al 30 Settembre al prezzo di 3€ invece di 5) abbiano senso. Infatti, più volte la voce di donna ricorda di non sostare troppo tempo davanti ai dipinti, in modo da fare spazio agli assetati d’arte dietro di noi. In questo caso, nessuna fretta. La pandemia ha rallentato molte cose, e tra queste c’è anche l’esperienza museale. Per quanto ci riguarda, siamo rimasti più di 15 minuti in trance davanti al Ramo di Mandorlo in fiore, ed è stato bellissimo.
Le dichiarazioni del Van Gogh Museum
Come vi abbiamo anticipato, abbiamo colto l’occasione per chiedere ad un membro del Press Office del Van Gogh Museum qualche considerazione sulla riapertura e una previsione per la stagione estiva:
«Il Museo ha riaperto il 1° Giugno. Com’è stata l’affluenza in queste prime settimane?»
«Appena abbiamo aperto il ticket service online, le persone hanno subito cominciato a prenotare. Il primo giorno è stato sold out, e ancora adesso i biglietti si vendono molto rapidamente. Ma a causa delle misure anti-Covid, possiamo vendere meno biglietti per ciascuna fascia oraria (ogni 15 minuti). Questo significa che possiamo ospitare molti meno visitatori rispetto alla norma di questo periodo.»
«Per i visitatori è facile rispettare le regole del social distancing all’interno del Museo?»
«C’è un’apposita segnaletica in ogni parte del Museo per aiutare i visitatori a ricordare che bisogna mantenere le distanze. La maggior parte di loro rispetta le regole. E visto che sono in vendita meno biglietti del normale, c’è abbastanza spazio per restare a distanza di sicurezza.»
«Dal momento che i viaggi in Europa saranno notevolmente limitati quest’estate, credete che il turismo locale (quasi) da solo possa supportare il Museo durante la stagione?»
«La maggior parte dei biglietti ora sono venduti a visitatori olandesi. Ma c’è anche una piccola quantità di biglietti venduti a persone da ogni parte del mondo, questo perché diamo la possibilità di prenotare fino al 30 Settembre. Comunque, come dicevo prima, possiamo vendere meno biglietti del normale, quindi non ci aspettiamo grandi profitti.»
«Il settore museale olandese è stato adeguatamente supportato durante la chiusura delle attività? Il Van Gogh Museum è stato coinvolto in politiche di aiuto finanziario?»
«Il governo olandese ha stanziato 300 milioni di euro per garantire fondi di emergenza per il settore culturale. Il Van Gogh Museum riceverà parte di quei fondi.»
Per maggiori info:
vangoghmuseum.nl
Si ringrazia il Press Office del Van Gogh Museum.
Cover Pic by Luca Lago via Unsplash.