Sicuramente ognuno di voi avrà notato che negli ultimi mesi sta avendo luogo un numero insolitamente alto di proteste nei Paesi Bassi. Ma quali sono le cause di questo clima turbolento? Che cosa sta trasformando una nazione così tipicamente serena e pacifica in un palcoscenico di turbolente manifestazioni?

Uno sguardo alla storia

Rivolgendo un rapido sguardo alla storia del paese si può notare che i Paesi Bassi non hanno mai amato particolarmente le proteste, soprattutto se paragonati agli altri paesi europei. Anche se alcune delle manifestazioni olandesi recenti hanno ricevuto una buona dose di attenzione mediatica (si pensi alla protesta degli agricoltori), si tratta comunque di scaramucce tra adolescenti se confrontate con il Movimento dei Gilet Gialli in Francia o ai disordini in Catalogna. In generale, le proteste nei Paesi Bassi sono sempre state miti e non violente. Certo, le eccezioni non mancano, come la rivolta delle patate del 1917 o le proteste sanguinolente a Jordaan (un quartiere di Amsterdam) nel 1934, ma sicuramente possiamo dire che la nazione preferisce la discussione civile al conflitto violento. In questo articolo cercheremo dunque di riassumere alcune delle principali manifestazioni che recentemente hanno turbato il panorama sociale olandese.

 

Friday For Future: la crisi ambientale

Una delle prime grandi proteste di quest’anno si è verificata a Febbraio, quando il movimento Friday for Future di Greta Thunberg è arrivato nei Paesi Bassi. Da allora, gli studenti hanno regolarmente marinato la scuola di venerdì per andare in massa nelle grandi città a reclamare una maggiore attenzione da parte del governo riguardo la crisi ambientale. Nella nazione la faccenda è particolarmente seria. L’innalzamento fuori controllo del livello del mare, infatti, rischierebbe di sommergere migliaia di chilometri quadrati in territorio olandese.

 

La protesta degli agricoltori

Nell’ultimo mese le strade del paese sono state affollate da stormi di trattori che ne rallentavano notevolmente la mobilità, causando forti disagi nelle vie di comunicazione. Gli agricoltori, infatti, stanno protestando contro una serie di restrizioni imposte del governo volte a ridurre le emissioni di azoto.  Il progetto di legge in questione prevede di dimezzare il numero di capi bovini allevati per ridurre le emissioni di azoto e cambiare destinazione all’uso del suolo.

 

Le manifestazioni contro l’invasione turca

Nei primi giorni di Ottobre è scoppiata una protesta a Rotterdam contro l’invasione del nord della Siria da parte della Turchia. L’area era sotto il controllo dei Curdi, i quali godevano anche dell’appoggio degli Stati Uniti, ed era proprio questa popolazione a tenere sotto controllo le forze dell’Isis. Circa due settimane fa Trump ha deciso di ritirare le truppe americane dall’area e il presidente turco Erdogan ha deciso di invadere la zona e attaccare i Curdi. Da allora decine di proteste contro le azioni dei turchi hanno avuto luogo in giro per il mondo, raccogliendo particolare interesse proprio nei Paesi bassi. I manifestanti chiedono ai capi di stato di applicare pesanti sanzioni economiche alla Turchia e di stabilire No-Fly Zones. Ci si aspetta che le manifestazioni pro-Curdi continuino anche questo weekend nelle città di Arnhem e L’Aia.

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