di Federico Dask

Ogni luogo della terra che abbia avuto una storia musicale, più o meno gloriosa che sia, ha senza dubbio dei luoghi, delle autentiche cattedrali moderne, che più di ogni altro fattore ne hanno sancito la celebrazione di fronte al grande pubblico. Pensando a casa nostra, viene facile pensare a locali storici come il Bandiera Gialla di Rimini, il Cocoricò di Riccione e la Capannina di Forte dei Marmi. Fino a giungere ai giorni nostri col Goa di Roma, il Tenax di Firenze e via discorrendo.

Applicando questo concetto al Belgio, terra da sempre attiva particolarmente per quanto riguarda la musica elettronica, è sinonimo anche e soprattutto di Cherry Moon. Il locale di Lokeren, aperto da Rudy Pincè nel 1991 e rimasto aperto fino al 2005, salvo poi riaprire nel 2008 e chiudere definitivamente nel 2013, è stato un simbolo dell’ondata del suono house e progressive nelle fiandre. Un autentico monolite che, ogni weekend, spostava migliaia di persone da varie parti di Belgio, Francia e Olanda. Dal suo roster di artisti sono usciti nomi storici della scena nordeuropea come Youri Parker, Yves Deruyter e DJ Ghost. Che ieri erano al loro posto come se nulla fosse cambiato, anche se la Lotto Arena di Anversa non offriva la stessa intimità dei tempi che furono. A discapito però di un impianto audio/video davvero importante e ad una capienza di almeno 5000 persone, molte delle quali ben sopra i 30 anni, che si sono scatenate per tutta la notte al ritmo degli anthem della loro adolescenza.

Si, perché questa notte si è celebrato il venticinquesimo anniversario di Cherry Moon, ed è stata festa vera, senza timore di smentita. Anche il pubblico, un po’ timido nei confronti di artisti “estranei” come l’americano DJ Rush (infingardamente relegato alle ore iniziali) ed il tedesco Johannes Heil (un live solidissimo ma troppo fuori contesto per essere proposto in questa situazione), si è invece sciolto e scatenato una volta che gli storici resident DJs del locale hanno messo piede nel booth. Hit come “The House of House”, lo storico anthem del locale, “Spastik” di Plastikman e “Destination Unknown” di Green Velvet hanno letteralmente ribaltato la pista fino all’alba e dal canto nostro non abbiamo potuto che ringraziare.

Unica nota davvero negativa, l’assenza dell’attesissimo ritorno di Robert Armani a Cherry Moon, undici anni dopo l’ultima volta. Che qualcosa non tornasse nei conti lo si era già intuito quando, una volta annunciata la timetable, il nome della leggenda di Chicago appariva accanto a quello di Mr. Ghost, in un set di una sola ora che pareva più una presa in giro che qualcosa di attendibile. La conferma si è avuta ieri sera quando è apparso solo il secondo sullo stage, annunciano che il prode Robert non si era presentato, apostrofandolo senza mezzi termini come “The biggest a**hole in the world” prima che la sua “Ambulance” venisse diffusa, come una sorta di dedica fatta da un ex col dente avvelenato, dagli imponenti speaker della Lotto Arena.
Lo attendevamo tutti, anche e soprattutto gli organizzatori. E’ andata così, pace.

Resta che queste “nozze d’argento” hanno riportato alla luce un sentimento che era rimasto a lungo sopito dentro a molte persone che avevano visto nella chiusura del Cherry Moon la fine di una parte fondamentale della loro crescita individuale. E’ stato davvero emozionante vedere tante persone godersi una notte di gioia e follia, prima che gli impegni e le responsabilità che la vita adulta ci mette di fronte tutti i giorni tornassero a prendere il sopravvento sulle loro esistenze.

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